Nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano c’è una riproduzione digitale del Cenacolo di Leonardo a dimensione naturale. E’ stata animata da Peter Greenaway con interventi di luci e suoni. Per la descrizione dettagliata dell’evento rimando all’intervento delle mie compagne che l’hanno già postato tempo fa. Mi riallaccio ad alcune riflessioni che avevano fatto e su questa scia ne propongo altre.
L’intervento Valorizzatore di Greenaway è stato fatto solo una volta sull’opera originale, nonostante fossero stati garantiti parametri tali da non “stressare” l’affresco. Ennesimo caso di eccessivo conservatorismo italiano a discapito della fruizione? Forse sì, perchè se le condizioni in cui oggi è fruibile l’Ultima Cena non vengono deteriorate da quest’intervento, non c’è motivo per cui non si debba fare.
Greenaway-soggetto privato valorizzatore o Geenaway artista? La lettura dell’intervento può essere ambivalente. Da un lato il regista ha fatto parlare l’affresco, o meglio gli ha dato vita per scene e per particolari, con illuminazioni fumettistiche ben ruscite. Dall’altro abbiamo visto ciò che lui ha scelto di dire. Infatti le mie compagne nel loro post si aspettavano voci e suoni di stoviglie come animazione logica della scena di un pasto. Ma forse non era un piano così reale quello che interessava Greenaway.
La Sala delle Cariatidi non è il Refettorio dei monaci. E l’effetto si sente parecchio. Soprattutto perchè le luci giocano sulle statue martoriate e, coordinate con i suoni, producono un risultato emozionale notevole Un chè di barocco configura tutta l’operazione in una dimensione oltre la semplice valorizzazione, esulando fortemente dal contesto monastico, quindi non puntando tanto sul contorno e la storicizzazione.
L’Ultima Cena è destinata a scomparire prima o poi. Basterà una fotografia digitale per sostituirla? Farà lo stesso effetto? Attirerà lo stesso numero di spettatori? Se noi italiani decideremo di sostituirla con una copia, quasi quasi conviene che non lo facciamo sapere in giro. All’estero mi è capitato diverse volte di visitare monumenti in uno stato discreto e quindi ammirare la politica di conservazione straniera, per poi scoprire a fine vistita -solo a fine visita ti rivelano certe cose!- che era una copia. Esempio: il palazzo dei Papi di Avignone, originale al 10% se la memoria non mi inganna.
D’altra parte abbiamo anche delle copie storiche dichiarate per quel fenomeno di fine800-inizio900 del revival storico. In provincia di Piacenza, Grazzano Visconti è un paesino interamente ricostruito com’era in epoca comunale. E’ un “falso”, eppure attira turisti da tutta la regione. Si potrebbe pensare ad una simile operazione re-integrativa anche per una Star come il Cenacolo? L’operazione di Greenaway potrebbe quindi diventarne un perenne atto di valorizzazione nell’ambito della visita?
La vista al Cenacolo dura 15 minuti e si sta in piedi. I’intervento di Greenaway ne dura 20, ma anch’io ho notato lo stare in piedi, forse perchè venivo da una mattinata di cammino. Tuttavia non so se con le sedie la cosa avrebbe funzionato. Infatti le immagini e i suoni mi hanno catturato l’attenzione e non mi sono mossa anche se l’installazione della tavola di fronte all’affresco riprodotto forse voleva incitare gli spettatori a percorrere lo spazio, anche perchè la sequenza di illuminazione era ripetuta. Comunque c’è chi si è stancato. Una signora neanche tanto attempata ha deciso di scaricare la schiena appoggiandosi direttamente alla tavola allestita e rischiando di far cadere un pezzo appoggiato sopra. Io e Alessandra animate da forte spirito cnservatore siamo accorse ad ammonirla educatamente. Risposta: Lo so che sono appoggiata, ma sto attenta! E senza pensarci due volte ha preso il pesso e l’ha spostato a suo piacimento. Per fortuna è intervenuta l’autorità a ripristinare lo stato delle cose e ad ammonire più energicamente la ignara vandala. Curioso come quando sei bambina siano proprio i più anziani ad intimarti costantemente di NON TOCCARE…
Buone future fruizioni a tutti!
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