Tra le tante iniziative dedicate all’arte che hanno avuto luogo in questi giorni ho scelto di partecipare a due fiere, dalle caratteristiche diverse, che mi hanno permesso di avere un’idea più precisa di come siano organizzate e come si svolgano questo tipo di manifestazioni.
Le fiere in oggetto sono “MiArt – Fiera Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea”, che si tiene dal 4 al 7 aprile presso la Fieramilanocity, e “Collezioni d’Arte – Antica Moderna e Alto Antiquariato”, che si è tenuta invece dal 2 al 6 aprile presso il Palazzo della Permanente di Milano, in Via Turati.
Il “MiArt 08 – Art Now!” è la tredicesima edizione di una fiera annuale alla quale partecipano gallerie d’arte moderna e contemporanea che espongono le loro opere, alla ricerca di compratori e soggetti interessati alla loro attività. Le Fiere dell’Arte sono un fenomeno che ha avuto origine negli anni ’70 in Svizzera a Basilea. Nacquero poi la Dokumenta di Kassel nel 1955, oggi alla 12esima edizione e la Manifesta, che si tiene in Trentino-Südtirol, giunta alla settima edizione. Oggigiorno il mercato si è evoluto e nascono continuamente nuove fiere, come la Kunstart di Bolzano e molte altre in svariate città italiane (Torino, Bergamo, Firenze, Catania, Padova, Verona), soprattutto a causa della progressiva trasformazione dell’arte contemporanea in fenomeno di massa. Sono un mezzo per allargare il giro di clientela delle gallerie d’arte, che spesso riescono a portare a termine più trattative in queste occasioni che durante tutto l’anno. Fondamentale è il processo di selezione delle gallerie partecipanti: se la selezione è troppo rigida si rischia di non riuscire a realizzare l’esposizione, ma se la selezione non è rigida, il rischio è il danneggiamento delle gallerie minori.
La curiosità per l’evento e per l’arte contemporanea mi ha mosso alla visita. Le informazioni le ho trovate sul sito della manifestazione e su vari quotidiani: il MiArt è stato parecchio pubblicizzato attraverso manifesti appesi in giro per la città, soprattutto nelle arterie di traffico principali, per far conoscere l’evento anche a tutti coloro che raggiungono il luogo di lavoro in automobile. Rispetto alla Settimana della Cultura si può osservare come la promozione dell’evento sia stata più intensa e abbia attraversato canali diversi. Probabilmente perché si tratta di una mostra-mercato, che in parte si lega alle logiche del profitto: maggiore è il numero di visitatori, maggiori gli introiti.
Mi sono recata al MiArt in metropolitana con alcune mie amiche di università. Grazie al tesserino universitario abbiamo ottenuto una riduzione sul prezzo di ingresso, 10 euro invece che 15 (certo, era auspicabile l’ingresso gratuito, dato che si tratta di una manifestazione che ha a che fare con il nostro corso di studi). All’ingresso ci siamo munite di una mappa orientativa, necessaria data la grandezza dell’esposizione, che si è rivelata molto impegnativa da visitare.
Le gallerie d’arte si trovano suddivise in tre settori, che poi corrispondono ai tre padiglioni costituenti l’esposizione: Moderno, Contemporaneo e Anteprima (arte giovane, che coinvolge gallerie di recente costituzione e artisti under 35). Inoltre, sono presenti anche, in qualità di espositori, case editrici che si occupano di arte, come Giunti Editore e Allemandi, oltre a parecchie istituzioni, come la Fondazione Stelline, la Provincia di Milano, e alcune associazioni artistiche no profit. All’interno dei padiglioni si trovano punti di ristorazione e bar, per permettere a chi si fermi a lungo di rendere più piacevole la visita. Nella guida reperita all’ingresso sono inoltre segnalati i convegni e le tavole rotonde, che spaziano dal tema della tutela dell’arte contemporanea alla proprietà dell’opera d’arte, fino al concetto di valore di un’opera, a cui presenziavano insigni rappresentanti del mondo artistico, quali Philippe Daverio, direttore della rivista “Art e dossier” e storico dell’arte e Franco Fanelli, vicedirettore de “Il giornale dell’arte” e critico d’arte.
Il percorso che ho effettuato si è snodato attraverso i tre padiglioni, ove tutte le gallerie erano ordinate alfabeticamente; il visitatore poteva orientarsi attraverso grandi cartelloni con le lettere. Ho potuto valutare le modalità di esposizione dei quadri, i criteri utilizzati e vedere quali erano i nomi degli artisti più ricorrenti. Il settore Anteprima è stato una vera rivelazione: opere davvero particolari si susseguivano, ogni canone sembrava essere stato abbandonato dando spazio alla creatività allo stato puro.
Da segnalare il fatto che il MiArt viene spesso snobbato dalle gallerie considerate più “di tendenza” della città, e per questo sembra che non riesca mai a decollare pienamente. I bilanci rispetto alla presenze e al raggio di influenza si faranno però nei prossimi giorni.
Collaterali al MiArt sono sorte in tutta la città innumerevoli iniziative, a partire dal consueto FuoriMiArt, che hanno mostrato come in questa occasione Milano sia riuscita a fare sistema, facendo leva su tutte le sue risorse e certo mettendosi sulla giusta strada per affrontare il processo di internazionalizzazione che è necessaria premessa dell’Expo 2015.
Il FuoriMiArt, ogni anno sempre più ricco, si compone di diversi sottoeventi: in zona Tortona dal 31 marzo ha luogo la (Con)temporary Art; nasce da un’idea di Gisella Borioli, amministratore delegato di Superstudio Group e di “Mat” (Milano Altri Talenti) e si concreta in una settimana d’arte, incontri e sperimentazioni che coinvolge un quartiere intero all’insegna dell’arte temporanea. Una ventina di spazi e show room distribuiti in zona si trasformano in gallerie d’arte temporanea e 16 locali diventano Art Restaurant, con art-menu realizzato in collaborazione con un artista.
Alla Fabbrica del Vapore, che già ospita gallerie e laboratori d’arte, è stato inaugurato il 4 aprile un nuovo spazio, il DOCVA – Documentation Center for Visual Arts che ospita un nuovo progetto dell’artista milanese Liliana Moro. Ma nel “fuori salone” rientrano anche altre iniziative, tra cui Miraggi, percorso di installazioni e sculture monumentali nelle vie del centro, che si protrarrà anche oltre la durata del MiArt.
Si può dunque definire il MiArt, almeno nell’organizzazione di quest’anno, come un’iniziativa ricca di contenuti e spunti, ben pubblicizzata e aperta, a mio avviso, sia ad un pubblico di addetti ai lavori, sia ad un pubblico più generico, che tuttavia potrebbe rischiare di non apprezzare alcuni eventi collaterali. Certamente è una manifestazione che, negli anni, riuscirà a conquistare sempre più l’internazionalizzazione che merita, grazie anche all’attenzione del panorama straniero su Milano dopo l’assegnazione dell’Expo 2015.
“Collezioni d’arte” prende avvio da presupposti diversi: è una mostra organizzata dalla “Compagnia delle Mostre”, cui partecipano 54 antiquari, che espongono i loro cimeli, che vanno dai mobili, ai soprammobili, agli oggetti preziosi, ai gioielli e ai quadri. Di questa mostra avevo letto in alcuni quotidiani, negli articoli della sezione cultura, e così è nato il mio interesse per un’esperienza parallela a quella del MiArt. Il biglietto di ingresso costa 15 euro, come al MiArt, ma in questo caso ero in possesso di un invito, per cui non ho sostenuto costi diretti. Per recarmi in Via Turati ho utilizzato la metropolitana, al solito costo di un euro al biglietto. Per una esposizione di questo tipo sarei disposta a pagare tra i 5 e i 9 euro, ma 15 mi sembra un prezzo esagerato, tenendo conto che si tratta di una mostra- mercato, ove gli espositori desiderano vendere i loro oggetti. All’ingresso mi è stato consegnata una mappa insieme ad un depliant illustrativo della mostra, che mi ha chiarito il ruolo degli antiquari nel mercato dell’arte e delle mostre antiquarie: la possibilità di un incontro con la clientela offerto dalla mostra sostituisce la visita occasionale alla galleria, che una volta era momento di nascita di rapporti che diventavano di consuetudine e vera amicizia. Questo ha generato, soprattutto negli anni ‘80 e ’90, l’aumento dirompente delle già numerose fiere antiquarie; è per questo che oggi è più che mai importante la ricerca dell’eccellenza.
Milano, con la sua “Collezioni d’arte” si posiziona cronologicamente, e non solo, subito dopo il TEFAF, che ha avuto luogo a Maastricht dal 7 al 16 marzo, conosciuto per la crudele selezione degli espositori e per il respiro internazionale. Partecipano nella nostra città infatti nomi noti, che pesano per serietà e tradizione, ma anche giovani affermati, che hanno scelto la strada della specializzazione come mezzo di affermazione e prestigio professionale; questo fa di Milano una città dal ruolo importante nel panorama dell’arte internazionale.
Rispetto al MiArt la clientela era diversa: coppie anziane e molto benestanti, mentre il MiArt presentava un pubblico più eterogeneo. Gli antiquari erano disposti su due piani, apparentemente senza una logica particolare; le dimensioni dell’esposizione erano molto inferiori al MiArt e questo ha reso la visita più sostenibile. Anche qui vi erano dei punti di ristoro, bar e buffet per chiunque ne avesse avuto necessità.
L’atmosfera era tranquilla e discreta, forse un po’ meno mondana e sensazionale di quella del MiArt.
Nella mia esperienza ho potuto così accordare l’antico al contemporaneo, come è auspicabile che Milano continui a fare nei prossimi anni, con mostre antiquarie e fiere del contemporaneo che siano entrambe di richiamo internazionale, per assicurare alla società sia le premesse per la creazione dell’arte, che nascono dal passato, sia la creatività in atto.
Michela De Riso
n° matr. 3500327
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