Vorrei proporre una riflessione trasversale rispetto ai commenti già postati, rendendovi partecipe della mia esperienza della scorsa settimana.
Avendo notato in un sito web un banner in riferimento alla SETTIMANA DELLA CULTURA e accogliendo il suggerimento del professore durante la lezione di martedì 25 marzo, mi sono organizzato per partecipare a questa significativa iniziativa.
La mia prima considerazione riguarda la scarsità (o forse l’inadeguatezza) della promozione di un simile evento, che a parte un breve intervento ai tg, qualche manifesto appeso fuori ad alcune istituzioni, qualche banner sparso nei siti culturali, non ha avuto una pregnanza e un’efficacia notevoli. Questa affermazione è legata anche al confronto con un’analoga iniziativa, ovvero le GIORNATE del FAI, che, oltre ai canali sopracitati, si avvale anche di manifesti, brochure, volantini, servizi audio-video. A mio avviso, dunque, anche se si tratta di un’edizione più avanzata (16a contro 10a), la campagna promozionale del Fai, in quanto si rivolge ad un pubblico generico, è indubbiamente più accurata e proficua. Non credo sia un problema di budget e neppure di competenze, dal momento che il confronto (impari) è tra una Fondazione e un Ministero, quindi si presuppone che il secondo abbia risorse e mezzi ben maggiori.
Ho avvertito questa sensazione in uno degli eventi a mio avviso più interessanti e coinvolgenti, cui non occorreva neppure una preparazione o predisposizione particolare, ossia le proiezioni cinematografiche a 1 euro di giovedì 27 marzo. Pur con un’adesione praticamente universale, questa iniziativa è rimasta (a mio giudizio) davvero troppo limitata in termine di conoscenza (e dunque di partecipazione) tra il pubblico. Molti infatti non ne erano consapevoli e sfoggiavano un sorriso imbarazzato all’annuncio del prezzo della cassiera. Per mio conto, ho cercato in tutti i modi di incastrare quella proiezione nel mio pomeriggio, poichè mi sembrava corretto contribuire a dare un segnale forte (nel mio piccolo) all’esercizio cinematografico: nella mia (infantile e innocente) logica, il messaggio da comunicare suonava simile a “guardate quanta gente potete attirare al cinema con prezzi più accessibili”. Purtroppo l’epilogo è stato desolante: all’Odeon di Milano (di fronte al Duomo, quindi in pieno centro) mi preparavo già ad una fila chilometrica e, preoccupato del mio cronico ritardo, già mi prefiguravo la perdita dell’inizio del film… Risultato sconfortante: neanche 3 minuti di attesa alle casse (2 persone al massimo) e una quindicina di persone in sala. La stessa scena è più o meno testimoniata da mia madre in quel di Vimercate (Warner Village Cinema), che, da me informata circa le possibili code, è agevolmente entrata senza un briciolo di attesa. Dunque occasione perduta, almeno per dare quel famoso segnale forte, visibile, significativo: non credo che siano stati registrati picchi di affluenza in quella giornata. Tuttavia la manifestazione poteva avere davvero una potenzialità incredibile (pensare ad una coordinazione fra centinaia di cinema in Italia è qualcosa di spaventoso) e la difficoltà di accesso non mi sembrava certo legata ad un problema nè di prezzo elevato di scarso interesse per l’evento. Insomma: chi non andrebbe a vedersi un film a 1 euro?
Venerdì 28, il mio scoramento per la famigerata SETTIMANA culturale pare venir meno quando contatto il numero telefonico di Palazzo Litta, per fissare una visita al sito con tanto di performance teatrale del gruppo di innovazione relativo… “Posti esauriti per tutte le ore e per tutte le date”… Dispiaciuto per l’occasione perduta, ma in fin dei conti soddisfatto della buona notizia, opto allora per un itinerario secondario: visita guidata e gratuita al Museo dell’Arte e della Scienza e ingresso libero a Brera.
Il primo è un interessante (e innovativo, per certi versi) museo didattico, in cui i percorsi proposti riguardano lo studio dell’autenticità dei reperti artistici, la figura di Leonardo e le collezioni d’arte primitiva. Nel corso dell’anno, si alternano visite guidate con questi tre argomenti (e anche in questa occasione, a rotazione, una al giorno, sono proposte queste visite guidate). Lo scelgo per tre motivi: il primo è la sua collocazione, relativamente vicina a Brera, il secondo è la tematica proposta in quella data (ossia il riconoscimento di oggetti artistici e archeologici in fase di compravendita, con le considerazioni del periodo, del valore, delle possibili contraffazioni), il terzo infine perchè mi ispira il concetto di museo didattico. La mia visita (con inizio alle 17) è anticipata di qualche minuto per una ricognizione veloce e tecnica alle sale del museo, in quanto nell’itinerario previsto saranno trattati solo alcuni aspetti del contenuto dello stesso. Si passa tra laboratori e stanzette, a dir la verità piuttosto anguste e forse inadatte al grande pubblico (o ad un pubblico scolastico). Il museo si articola in due piani (pianoterra e sotterraneo) con stanze di esposizione e stanze di laboratorio-ricerca. Mi accorgo presto di non poter applicare le solite categorie di classificazione di un museo, in quanto: al pian terreno non esistono praticamente beni culturali, ma solo studi, pannelli, illustrazioni, spiegazioni sulla vita e sulla produzione di Leonardo, al piano sottostante invece, si presenta un vasto campionario di oggetti di materiali diversi con apparecchiature per lo studio (lampade a infrarossi, microscopi, seghetti, lenti), accompagnate dai soliti pannelli. Molto interattivo. Una considerazione critica riguarda la percezione di obsolescenza di queste apparecchiature, con una preoccupazione per le norme di sicurezza degli ambienti. La visita comunque inizia e quegli apparecchi (di solito a disposizione del pubblico) vengono utilizzati dalla nostra guida (che è il nipote del fondatore del Museo). Esperienza molto interessante e istruttiva, anche considerando il nostro percorso di studi e un approfondimento sul mercato dell’arte. Bilancio: buona impressione della portata educativa del luogo e della visita (considerando il costo normale di 8-4 euro), però indicazioni per il raggiungimento e visibilità dell’ente praticamente inesistenti, promozione della sua attività pari a zero, sito internet poco curato; come giustificazioni, posso però addurre che il museo ha appena cambiato denominazione (prima era “Museo del Collezionista”), che nasce come Fondazione Matthaes (dunque per un’azione benefica e civica di un donatore sensibile) e che probabilmente non dispone di fondi e di finanziamenti straordinari in un contesto competitivo come quello dell’offerta culturale di Milano.
Di Brera (vista in diverse altre occasioni, sempre con ingresso ridotto a 2 euro) mi limito a considerare esplicitamente la vastità e la completezza del suo patrimonio, ossia, banalizzando, una sua sala potrebbe giustificare un qualsiasi museo locale di modeste dimensioni. E purtroppo ho la sensazione che questa storica ricchezza non sia valorizzata al massimo e che non venga percepita come tale all’esterno, con un’affluenza (generalmente) ancora troppo troppo ridotta. L’occasione di “Brera Mai Vista” è assai piacevole, in quanto consente, anche a visitatori abituali, in primo luogo di rinnovare lo stimolo per una gitarella, in secondo luogo di apprezzare opere solitamente non visibili. Ecco, a questo proposito vorrei porre un quesito in termini anche provocatori: mi pare di capire che queste opere a Brera non siano esposte correntemente nel percorso usuale, ma come è possibile non mostrare stabilmente questi capolavori? Non avrebbe più senso valorizzare questi beni con esposizioni o mostre che potrebbero essere occasione di fruizione in altri luoghi o contesti della città? A mio avviso se una possibilità del genere fosse concessa, ci sarebbe una gara per accaparrarsi il privilegio di esporre l’Assunta di Cavallino! In conclusione, poca gente nel museo (sarà la tarda ora) (sempre comunque di più che in altre occasioni mattutine infrasettimanali), baretti del quartiere pieni zeppi in occasione del rito dell’aperitivo al tramonto… Peccato…
La giornata si conclude complessivamente in modo positivo, contento per la mia esperienza di visitatore.
L’ultima amarezza arriva domenica con le rinomate mostre di Palazzo Reale, che mi risulta essere un bene di proprietà comunale. Certamente la gestione e l’organizzazione delle esposizioni sono di natura privata, ma quale occasione migliore per aderire all’iniziativa? E invece no, manco l’ombra di uno sconto o di un’agevolazione. Ora, non si pretendeva un eclatante evento in stile “Cinema a 1 Euro”, però non mi sembra neanche corretto che, dato il richiamo che comunque hanno, queste mostre possano costare 9 euro caduna. La valutazione che dunque un visitatore normale (magari di fuori Milano e venuto apposta per l’occasione) potrebbe fare è: 9×4=36 euro, forse è davvero esagerato… Nota non polemica ma critica e realistica, credo…
Per concludere, una revisione di questa stupenda e vitale iniziativa mi sembra più che appropriata, ripensando magari nel piccolo le politiche di sostegno culturale e di promozione e le attività di distribuzione. AgroDolce.
Niccolò Contrino
matr. 3607736
LS Gestione dei Beni artistici e culturali
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