lezione 08 – cultura ed economia: un punto di vista critico

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I BENI APERTI A CURA DELLA DELEGAZIONE FAI DI NOVARA

Contributo di Raffaella Di Meglio.

NOVARA
Chiesa di Ognissanti
Ex Monastero di Santa Maria Maddalena
Via Silvio Pellico, 1
Sabato 5 e Domenica 6 aprile, ore 10.00-17.30
Visite Guidate
Apprendisti Ciceroni: Liceo Artistico Statale “Casorati”, Classe V sez A.

Il 6 aprile mi sono recata a Novara per visitare la Chiesa di Ognissanti, splendido esempio di architettura romanica novarese e l’Ex Monastero di Santa Maria Maddalena, oggi sede del Liceo Artistico Statale “Casorati”. La scelta del luogo da visitare è stata determinata sia dalla vicinanza geografica, sia da una curiosità maturata nel tempo dato che la piccola chiesetta, situata nel centro storico di Novara, non è facilmente accessibile.
Diverse indicazioni sparse nei punti strategici della città invitavano a recarsi sul luogo, garantendo dunque facilità nel raggiungimento del posto, collocato nei pressi dell’archivio storico novarese.
L’iniziativa ha avuto indubbiamente un notevole successo data l’affluenza di visitatori desiderosi di conoscere i ” tesori nascosti” della propria città.
Ritengo sia stata positiva anche l’idea di organizzare visite guidate da ragazzi frequentanti le scuole superiori: penso sia un tentativo interessante di accostare il mondo giovanile alla bellezza del nostro territorio.
Il Cicerone del mio gruppo, un ragazzo frequentante la classe V del Liceo Artistico Statale “Casorati”, ha illustrato brillantemente le caratteristiche architettoniche dei due edifici, la loro storia e le funzioni svolte nel passato.
Si è soffermato particolarmente ad identificare le diverse stanze dell’ Ex Monastero di Santa Maria Maddalena dove si svolgeva la vita di una cinquantina di monache lì vissute fino allo scadere del XVII secolo. Oggi queste sale sono destinati ad accogliere liceali: è stato curioso notare la convivenza tra tracce architettoniche che evocano l’uso degli spazi nei secoli passati ( aperture di nicchie, finte porte… ;) e interventi di adattamento dei luoghi dettati dalle esigenze della nostra società.
La visita alla chiesa ha permesso di conoscere le innovazioni architettoniche seguite nel tempo ( mi riferisco alla chiusura di alcune bifore collocate lungo le navate laterali) e di osservare la splendida decorazione absidale comprendente alcuni affreschi settecenteschi.
Il tutto si è concluso con un piccolo rinfresco.
Nonostante la constatazione che non tutti conoscessero l’origine dell’evento e l’associazione organizzatrice, ritengo che l’iniziativa sia stata positiva, buona la sua organizzazione e soddisfacente l’esito.
Raffaella Di Meglio

IL MUSEO DI STORIA NATURALE DI MILANO

Strano ma vero.. più incuriosite che interessate, ci siamo concesse una visita al museo di storia naturale di Milano.

Nonostante la visione inquietante dell’ingresso e il silenzio che regnava sovrano in tutte le sale, l’esperienza è stata davvero divertente.

Fondato nel 1838 ma quasi totalmente distrutto da un bombardamento nel 1943 (con la perdita di circa la metà dei materiali delle collezioni) e dunque ricostruito dopo la guerra e riaperto al pubblico nel 1952, il museo civico di storia naturale di Milano è il più importante museo naturalistico d’ Italia e uno dei maggiori in Europa.

Di dimensioni colossali, è costituito da 23 sale ed ospita innumerevoli esemplari di piante e animali, minerali e fossili.

Il primo piano è dedicato alle esposizioni di mineralogia (sale 2 e 3), paleontologia (sale 5-6-7-8), storia naturale dell’uomo (sala 9) e zoologia degli invertebrati (sale 10 e 11).

Lungo il percorso abbiamo ammirato e siamo state affascinate dalla grande ricostruzione di Pteranodonte, un rettile volante con un’apertura alare di oltre 6 metri; da un diorama con la ricostruzione di due rettili tipici del giacimento di Besano (Varese) che risale ad oltre 230 milioni di anni fa: il Tanistrofeo e l’Askeptosauro; e, soprattutto, dalla celebre ricostruzione di un Triceratopo e dagli scheletri dei dinosauri ricavati da calchi di originali e montati in posizione di vita (impressionante l’esemplare di Tyrannosaurus Rex). Meno interessanti e un po’ ripetitive sono state invece la sezione dedicata all’evoluzione dell’uomo e le vetrine corredate da esemplari veri e da illustrazioni di invertebrati.

Il piano superiore comprende 12 sale, tutte dedicate alla zoologia dei vertebrati.

Si tratta della parte migliore del museo, anche grazie alle modalità espositive che prevedono spettacolari e curati diorami.

Abbiamo concluso la visita passeggiano per la libreria, situata al primo piano, vicino all’ingresso del museo, dove si possono trovare la guida alle esposizioni, le guide tematiche, testi scientifici, manuali naturalistici, libri illustrati, cartoline ed oggettistica.

Per chi fosse interessato, il museo di storia naturale possiede anche una ricca biblioteca specializzata aperta alla consultazione.

Una volta uscite, ci siamo riposate sulle panchine dei giardini pubblici di Porta Venezia, al centro dei quali sorge la sede museale.

INFORMAZIONI UTILI:

museo civico di storia naturale, corso Venezia 55, Milano

da martedì a domenica 9.00-18.00

ingresso: 3 euro biglietto intero

1,5 euro biglietto ridotto

gratuito il venerdì dalle ore 14.00 e tutti gli altri giorni a partire dalle ore 17.00

www.comune.milano.it/museostorianaturale

Camilla Gianoli

Francesca Percassi

Ilaria Mirani

Bella Italia: un libro di articoli di Cesare de Seta

2007

Lavorando in una Biblioteca e Centro di Documentazione mi sono imbattuta in un testo che credo possa essere interessante all’interno di questo corso: Bella Italia: patrimonio e paesaggio tra mali e rimedi, edito da Mondadori-Electa nel 2007 e scritto da Cesare de Seta,storico dell’arte e dell’architettura moderna e contemporanea che attualmente insegna all’Istituto italiano di Scienze Umane, dirige il Centro Studi sull’Iconografia della città europea all’Università di Napoli Federico II e dal 1974 ha insegnato a più riprese presso l’Ecole des Hautes Etudes eb Sciences Sociales di Parigi.

Più che di un vero e proprio libro , si tratta di una raccolta di articoli scritti dallo stesso de Seta e pubblicati nei vari quotidiani e periodici nazionali a partire dal 1983 circa fino al 2007, raccolta che segue quella precedente, edita nel 1976 dalla Piccola Biblioteca Einaudi col titolo di Città, territorio e Mezzogiorno in Italia. Per rendere più agevole il percorso del lettore gli articoli sono stati suddivisi in cinque argomenti (che rappresentano anche gli unici cinque capitoli del libro):

  1. Beni Culturali: politiche deboli e riforme pericolose
  2. La gestione del patrimonio storico e artistico
  3. Usi propri e impropri delle “cento città”
  4. Bel Paese: calamità, abusi e condoni
  5. Crimini e misfatti

Personalmente, e in base al tema del nostro corso, ritengo che le sezioni più interessanti siano le prime due, con particolare riferimento all’articolo che si trova a pagina 72 e che a suo tempo fu pubblicato in “La Repubblica” (21 agosto 2002) con il seguente titolo: Patrimonio dello Stato spa e la vendita dei beni dello Stato. Il rimando primo è certamente a uno dei testi che il prof. Villa ci ha chiesto di approfondire per l’esame, quello, cioè, di Salvatore Settis. Forse anche perchè si tratta di un articolo pubblicato su un quotidiano di larghissima diffusione o forse perchè de Seta si sente molto coinvolto nell’argomento, il tono di questo articolo (tono che in realtà si ripete intatto per numerosi altri suoi contributi!) è decisamente irriverente e polemico! Molto simile a quello, forse più sarcastico, di Settis: gli esempi portati da entrambi sottolineano quanto potenzialmente, a seguito delle iniziative degli utlimi governi, sia possibile perdere gran parte del nostro patrimonio culturale (“Nisida è proprio un saldo; non dico al lettore il prezzo perchè altrimenti si precipita subito al Demanio a fare la sua offerta e a strattonare il funzionario di turno” C. de Seta, p.72-73). Certamente il testo di Settis, essendo imperniato prevalentemente sulla problematica anche legislativa relaitva al nostro Patrimonio Culturale e soprattutto trattandosi di un testo vero e proprio, è molto più approfondito e con riferimenti molto più specifici e chiari non solo alla legislazione, ma anche alla bibliografia precedente (riferimenti che mancano completamente in quello di de Seta… non dimentichiamoci, però, che si tratta di un semplice “collage ragionato” di articoli finalizzati alla più vasta divulgazione). Di questo testo non ho letto altro che una decina di articoli, quindi, almeno per ora, non mi sento di “osare” troppo in un giudizio. Tuttavia credo che si tratti di uno strumento molto ultile e “maneggevole”: all’inizio di ogni capitolo c’è l’elenco di tutti gli articoli contenuti in quella sezione con la pagina di riferimento ed è quindi possibile leggere e approfondire solo determinati argomenti (per esempio, per tutti coloro che stanno seguendo Storia dell’Arhitettura Moderna del prof. Rovetta, a pagina 334 c’è un articolo relativo al restauro della cupola di Stanta Maria del Fiore). Trattandosi poi di Cesare de Seta, personaggio certamente autorevole nel settore della gestione e della tutela dei beni culturali e ambientali, è sicuramente importante per noi studenti studiare le sue posizioni critiche, i suoi ragionamenti e le sue motivazioni.

Altri articoli che mi sento di consigliare perchè inerenti al nostro corso sono i seguenti: L’inflazione delle mostre e la politica della cultura-spettacolo, a pagina 105 (pubblicato dal “Corriere della Sera” il 30 marzo 1984), e L’amministrazione ordinaria dei Beni culturali langue a tutto vantaggio della cultura-spettacolo, a pagina 114 (pubblicato in “Sette” del “Corriere della Sera” il 7 maggio 1988). Come si vede alcuni di questi articoli non sono molto recenti… però è bello (ma soprattutto formativo) sfogliare la storia del pensiero di un così grande studioso che di fatto riflette la storia della, ormai annosa, polemica sulla tutela e sulla valorizzazione del patrimonio culturale in Italia.

Alessandra Turetta

ACQUE, PONTI E FONTANE PER IL TERRITORIO TRA ’500 E ‘800 (Archivio di Stato di Bescia)

Contributo di Enzo Puglisi.

la morte del Louvre (Passepartout)

Non so se a qualcuno di voi è capitato di guardare la puntata di Passepartout (Philippe Daverio, Rai3) del 27.04. Io ne ho vista solo una parte, ma l’ho trovata molto interessante perché il caso del Louvre è stato preso come pretesto per parlare della condizione e della funzione odierna dei musei. Purtroppo, non so se sono previste repliche e apparentemente sul web non ci sono le registrazioni delle puntate, quindi mi limito a indicarvi la pagina con il sunto dei temi della puntata.

lezione 07 – musei, biblioteche, turismo

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LA BIBLIOTECA LUIGI CREDARO DI SONDRIO: UNA NUOVA RISORSA PER LA CONOSCENZA DELLA VALTELLINA E DELLA VALCHIAVENNA

Lo stage da me sostenuto presso la Banca Popolare di Condriomi ha permesso di entrare in diretto contatto e di collaborare con una struttura di recente formazione: la biblioteca Luigi Credaro.

Inaugurata lo scorso ottobre e intitolata all’illustre valtellinese Luigi Credaro ( pedagogista, senatore e Ministro della pubblica istruzione dal 1910 al 1914 ), la biblioteca rappresenta un nuovo spazio culturale che sviluppa il suo nucleo centrale intorno ai temi dell’economia e del territorio, dedicando la parte più consistente delle sue raccolte alle scienze economiche, con una particolare attenzione ai settori di interesse per l’economia provinciale, all’evoluzione storica dei suoi caratteri e alle trasformazioni del paesaggio e del territorio.

La biblioteca, dotata attualmente di circa 17.000 tra volumi, opuscoli e periodici e di oltre 20.000 carte manoscritte, vanta la proprietà di quattro fondi di grande importanza:

il fondo Vilfredo Pareto, economista e sociologo di cui si conservano sia l’epistolario sia le pubblicazioni;

– il fondo Battista Leoni, autorevole e stimato studioso di cultura locale;

– il fondo Paolo Grieco, giornalista ed autore di saggi;

il fondo Conti-Baldessarini, interpreti e traduttori.

Interessante e suggestiva è anche la fototeca di valle, un archivio visivo del territorio alpino valtellinese e valchiavennasco, che rende fruibili immagini attuali e d’epoca, consultabili sia presso la biblioteca, sia attraverso Internet.

La struttura ha sede nell’ala ovest del Palazzo ex Sertoli-Guicciardi, un edificio di probabile origine tardo seicentesca, più volte rimaneggiato ed oggi caratterizzato da un impianto tipicamente settecentesco. Molto curato e bello è inoltre il giardino antistante la facciata sud, sulla quale si aprono gli attuali ingressi principali.

La sede della biblioteca Luigi Credaro

Ad oggi la Biblioteca collabora sia con la Società Storica Valtellinese, sia con la biblioteca dell’università Bocconi, attraverso l’attivazione di un servizio di prestito interbibliotecario reciproco.

DOVE E QUANDO:

Biblioteca Luigi Credaro

Lungo Mallero Armando Diaz 18, Sondrio

Da martedì a sabato 9.00-12.00; 14.00-17.00

www.popso.bibliotecacredaro.it

Personalmente ritengo che la biblioteca Luigi Credaro sia una nuova ed importante risorsa per la conoscenza e l’approfondimento di argomenti che toccano da vicino la storia presente e passata della Valtellina e della Valchiavenna.

Ho trovato stimolante la consultazione di testi, documenti e riviste dedicati agli edifici architettonici, agli artisti e alle opere d’arte che hanno arricchito il patrimonio culturale del territorio in cui vivo, permettendomi di apprezzare maggiormente la realtà provinciale che mi circonda e di trovare spunti per un’eventuale tesi che intenda indagare le ricchezze della mia Valle.

Per concludere: impagabili la simpatia della signora Patrizia, responsabile del contatto con gli utenti della biblioteca e la disponibilità di Alessandro e Piercarlo, direttore della struttura.

Camilla Gianoli

mostra di balla

La mostra di Balla ha subito attirato la nostra attenzione di studentesse in storia dell’arte, sia per la bravura rivoluzionaria del genio futurista, che da sempre ci ha colpite, sia per la possibilità di osservare direttamente e, per la prima volta dal vivo, le sue principali creazioni.

Infatti la prima grande retrospettiva che Milano dedica all’artista ripercorre il trentennio 1900-1929: quello capace di cogliere le tappe più importanti del suo percorso stilistico.

L’esposizione si articola in 5 grandi sezioni.

La prima ricorda le origini dell’opera di Balla e dunque il confronto con le innovazioni visive della fotografia e con la stesura divisionista del colore.

La seconda testimonia i primi studi circa la rappresentazione del movimento. Si tratta, a nostro avviso, di una sala estremamente interessante e divertente perchè i quadri presenti riescono a cogliere a pieno l’energia che si nasconde dietro ad ogni gesto.

La terza e la quarta affermano la “ricostruzione futurista dell’universo” e la prospettiva di un’arte impegnata. Particolari e a tratti bizzarri risultano essere i disegni e i progetti che Balla elabora per accessori alla moda quali gilet, cravatte e giacche, simboli dell’utopia dell’artista, pienamente convinto della fattibilità dell’applicazione dell’arte futurista alla vita quotidiana.

La quinta ed ultima indaga la dialettica tra la sensazione e l’energia, un tema che il pittore futurista approfondisce ulteriormente nel dopoguerra.

Nel complesso la mostra riesce ad analizzare e a mettere in luce l’aspetto moderno e innovativo della ricerca balliana, la sua sete di cambiamento e i principi che si pongono alla base di quella che è stata una delle maggiori avanguardie storiche nate in Italia ma capaci di ottenere una eco internazionale.

Consigliamo dunque una visita aquesta esposizione, che riveste un’importanza significativa anche per la coincidenza con il cinquantesimo anniversario della morte dell’artista e con i cento anni della nascita del futurismo.

Informazioni utili:

mostra di Balla

Palazzo Reale, Milano (15 febbraio-2 giugno 2008)

tutti i giorni 9.30-19.30

lunedì 14.30-19.30

giovedì 9.30-22.30

www.mostraballa.it

Camilla Gianoli

Francesca Percassi

Ilaria Mirani

CASE HISTORY: UNICREDIT E L’ARTE

Come già affermato in precedenza, attraverso progetti di mecenatismo, di sponsorizzazione e di partnership il mondo delle imprese si sta avvicinando sempre più al mondo dell’arte e della cultura in generale.

Tra i soggetti che dimostrano uno spiccato interesse per l’investimento culturale, un ruolo di primo piano è assunto dalle banche; in particolare il gruppo UniCredit è da considerarsi come una delle realtà imprenditoriali italiane più attive nel sostegno delle espressioni artistiche contemporanee.

La collezione UniCredit, infatti, si concentra sulle ultime generazioni ovvero sugli artisti presenti sul mercato a partire dai primi anni Ottanta. All’interno di questo progetto c’è un chiaro indirizzo strategico, c’è una selezione testimoniata dal fatto che la collezione si concentra solo sugli artisti operanti nelle aree geografiche di interesse della Banca come l’Italia e i Paesi della Nuova Europa. Secondo il Gruppo la giovane arte è in grado di coniugare la solidità con l’innovazione, la rottura degli schemi con l’esplorazione di nuovi territori; è un “codice di comunicazione”, un linguaggio che consente di aggregare e far parlare le persone all’interno del Gruppo.

L’arte diviene quindi uno strumento in grado di far riflettere oltre che di far accettare e valorizzare le differenze.

Partendo da questo importante presupposto, il Gruppo UniCredit, attraverso una divisione specializzata, ha dato vita ad una serie di importanti iniziative accomunate dal claim “Art Talks, Art brings People Together” e quindi finalizzate a trasmettere attraverso l’arte il proprio messaggio in modo molto diretto, agendo parallelamente come connettore nel tessuto sociale.

Attualmente, infatti, nell’ingresso di via San Protaso a Milano sono visibili tre opere di videoarte di Luisa Rabbia e Sabina Mazzaqui, Grazia Toderi e Sara Rossi. La scelta di proiettare queste immagini su larga scala è data dalla necessità di trasformare la reception da un luogo di passaggio e di attesa ad un luogo di riflessione che deve riflettere l’immagine e l’identità del Gruppo.


Ma è veramente così? Quale è la percezione che un dipendente o un cliente esterno ha di questo progetto?

Da una mia personale esperienza la mia opinione è piuttosto negativa: le opere in questione, seppur proiettate su larga scala, si perdono in una serie di filmati pubblicitari e descrittivi del Gruppo che ne sminuiscono il valore in quanto creano una certa confusione negli occhi di chi guarda. Inoltre, la consapevolezza nei dipendenti di questo progetto e della presenza di queste opere mi sembra che sia piuttosto confusa o inesistente.

Questo ci dovrebbe far riflettere: ha senso parlare di arte come strumento di comunicazione e di trasmissione dei propri valori se poi coloro che in primis dovrebbero essere i destinatari di questa comunicazione risultano estranei a queste iniziative culturali?

Si tratta, dunque, di mere operazioni pubblicitarie o di iniziative di senso destinate ad assumere maggior rilievo e consapevolezza nel tempo?