Giornata FAI: Palazzo Mondadori; Chiesa Sant’Antonio Abate; Sede San Pellegrino

Paolo Frediani; Matr 3509432

Con mostruoso ritardo pubblico qui un resoconto delle visite da me effettuate in occasione della giornata del FAI.

PALAZZO MONDADORI

Se informazione e pubblicizzazione della giornata le ho trovate buone, tuttavia il drappello di persone che, come me ed i miei amici, si sono raccolte davanti all’ingresso automobili del Palazzo Mondadori senza sapere se sarebbero entrate o meno alimenta il sospetto che – al di la delle mie mancanze – sulla questione “prenotazione obbligatoria” si sarebbero potuti spendere un po’ di più. In ogni caso, l’organizzazione ci è venuta incontro e siamo entrati tutti. Nasce quasi il sospetto (soprattutto facendo il paragone con l’apertura di altri edifici di cui mi han parlato) che ci sia stata una collaborazione (anche e soprattutto in termini finanziari) tra FAI e Mondadori (o forse Assicurazioni Generali, che ci è stato spiegato essere il vero proprietario del complesso mentre la Mondadori è in affitto, anche se il tutto è nato per volontà di quest’ultima ed il contributo finanziario delle Generali si può ascrivere all’idea di “investimento immobiliare”). Vi era un massiccio e ben organizzato servizio di sicurezza (fors’anche sproporzionato) e, soprattutto, le visite guidate si succedevano a ciclo continuo, a distanza di un’ora una dall’altra. I visitatori erano scaglionati attraverso la reception in diversi piccoli gruppetti (nei quali non è stato per nulla traumatico l’ingresso di chi non aveva prenotato) tali da rendere estremamente agevole seguire le guide ed anche interagirvi. Nel nostro caso (e presumibilmente non solo), non si trattava del solito studente universitario, ma di un architetto in carriera, con competenze a tutto campo che ha avuto modo di esibire in una chiacchierata privata a fine visita. Abbiamo inoltre saputo che tutte le guide hanno seguito delle lezioni di preparazione, ed in definitiva l’impressione è stata di un’organizzazione di livello e fors’anche costosa.

Nel parlare del palazzo non di può che partire dal contesto: un’ampia distesa di verde, estremamente gradevole e curata, vede al ci centro si trova un laghetto artificiale capace di conferire una forte luminosità all’ambiente e dal quale spicca una stimolante installazione di Pommodoro. E’ questo l’ambiente (installazione a parte presumibilmente) che Oscar Niemeyer ha previsto per il suo ambizioso palazzo. Ambizioso poiché si tratta di un parallelepipedo con facciate a vetrate regolari (come i più tradizionali degli uffici) sospeso in aria ed agganciato (dall’alto) ad una struttura in cemento che appare allo spettatore come un agilissimo colonnato (a distanze irregolari variabili tra i 5 ed i 13 metri) con archi “classici” a tutto sesto. In definitiva un gioiello dell’architettura contemporanea, molto particolare ed ambizioso, che entra di diritto e dalla porta principale nel dibattito architettonico di quegli anni.

Non posso che considerare l’iniziativa un successo del FAI, sia in termini di affluenza che sotto il profilo qualitativo.

CHIESA DI SANT’ANTONIO ABATE

Anche in questo caso si può parlare di un pieno successo per il FAI. Qui nell’organizzazione l’investimento è stato ridotto, ma adatto a gestire l’ampia affluenza testimoniata dalla lunga coda (e favorita probabilmente dalla posizione centrale, nei pressi di via Torino). A gestire l’organizzazione qui sono stati studenti universitari in collaborazione con una decina di ragazzi del liceo classico Beccaria, definiti “aspiranti ciceroni”, di cui ciascuno ha condotto gruppetti di venti persone alla scoperta di questa chiesa esponendo con garbo la lezione perfettamente studiata per l’occasione. Il risultato si è rivelato sicuramente positivo, la coda fluiva decentemente e senza intoppi e la visita è stata piacevole. Inoltre per l’occasione era all’opera anche un organista. Il costo probabilmente è stato pressoché nullo e per gli studenti è stata probabilmente un’esperienza formativa e gratificante.

La chiesa in se è interessante a vedersi. Trattasi di una tipica costruzione manierista di fine 500, con interni pesantemente “decorati” nel tardo barocco e la facciata conclusa nell’800 dal sapore neoclassico. Il risultato è sicuramente curioso… i giudizi di valore sono stati discordanti (raramente entusiastici comunque) ed io me ne lavo le mani.

SEDE SAN PELLEGRINO

Molto interessante è stata anche la visita alla sede della San Pellegrino in Via Lodovico il Moro. Anche qui l’affluenza è stata notevole ma estremamente ben gestita, tra l’altro in modo del tutto analogo rispetto alla chiesa di Sant’Antonio Abate, con la differenza che questa volta gli studenti erano dell’artistico Boccioni.

Non avevo bene le idee chiare prima di arrivare e mi aspettavo di vedere una vecchia fabbrica conservata e “spiegata”. In realtà dei vecchi stabilimenti della Richard Ginori dove sorge la sede dell’azienda sono stati tenuti solo i volumi ed una decina di metri di parete, per il resto è tutto di costruzione recente ad opera di due architetti italiani. La costruzione è piacevole a vedersi, molto sobria, e si inserisce bene nel contesto. Mentre il Palazzo Mondadori l’abbiamo potuto vedere solo dall’esterno, qui siamo potuti entrare anche all’interno, un open-space interamente ruotante intorno al tema dell’acqua. Lampadari a forma di gocce, fotografie di gocce d’acqua, scultura di noto artista giapponese rappresentante l’acqua, sala degustazione acqua, il tutto corredato con piante e giardini pensili a creare un ambiente capace di garantire un’immagine positiva e di prestigio al marchio. Più che all’idea di archeologia industriale, la visita a quest’edificio contemporaneo fa riferimento all’ambito di “arredamento e design”, ed effettivamente questo ambiente a tema che dalla mia descrizione può sembrare buffo o sin anche pacchiano è stato costituito in maniera estremane professionale, con classe e moderazione, creando un risultato assolutamente positivo.

Paolo Frediani

Chiesa di San Domenico e Palazzo Magnocavalli

Contributo di Lavinia e Costanza Costanzo.

Un’altra piacevole esperienza resa possibile dalle giornate del FAI, è stata la visita della chiesa di San Domenico e di Palazzo Magnocavalli a Casale Monferrato.

Edificata nel 1472 per volontà del marchese Guglielmo VIII Paleologo la chiesa di S. Domenico è caratterizzata da forme gotiche. Il portale rinascimentale venne sovrapposto alla facciata agli inizi del 500. Originale è il rosone composto da quattro fiori e i segni zodiacali. La presenza di questi ultimi è dovuta al fatto che la costruzione della chiesa avvenne solo dopo aver consultato il parere di un mago (usanza in voga all’epoca). La lunetta sovrastante raffigura la famiglia marchionale, tra cui quattro Paleologi e due frati. L’edificio è diviso in tre navate per mezzo di pilastri e sovrastate da volte a crociera. Interessante è l’affresco staccato dal muro originario e posizionato sul fondo della chiesa che raffigura la Madonna con Bambino tra i santi Domenico e Giovanni Battista (probabilmente opera di Spanzotti). Le numerose cappelle laterali sono ornate da tele imponenti e dai preziosi paliotti degli altari. Nella seconda metà del 600 la quarta navata, più piccola delle altre e contigua al chiostro venne chiusa e separata con un muro dalla zona destinata al culto. Al suo interno vi sono numerosi splendidi affreschi che purtroppo non ci è stato possibile ammirare per motivi di sicurezza (scala pericolante).

A differenza della chiesa il presbiterio e l’attico sono di carattere settecentesco. Il primo, decorato da due dipinti del Guala, venne modificato a metà del 700 dall’architetto Magnocavalli e successivamente sostituito dal coro (opera del frate Giovanni Battista Gasparino che costruì anche il pulpito). Allo stesso Guala appartengono le altre due grandi tele situate ai lati del transetto che rappresentano La battaglia di Lepanto e La disfatta degli Albigesi. Capolavoro di Niccolò Musso è invece la tela raffigurante Dio padre posta sulla cimasa dell’altare.

Dal lato destro della chiesa si accede al chiostro detto “dei vivi”, ancora funzionale (al contrario di quello “dei morti” che è stato chiuso). La torre campanaria gotica e rinascimentale insieme, mostra un’ adeguata mescolanza dei due stili.

Il palazzo, residenza della nobile famiglia Magnocavalli, conti di Varengo, è diventato proprietà del Comune di Casale Monferrato nel 1979. Il porticato risale al 1650 e venne costruito successivamente alla facciata. Sull’edificio sono disposti due ordini di finestre e un grande balcone con balaustra, realizzata dai marmorari dell’officina dei Pelegatta di Viggiù. Sotto la balconata un elegante portale in pietra recante l’arma della famiglia consente l’accesso. Le mensole che sostengono il cornicione presentano figure di maschere del teatro greco. Nel 1723 iniziarono i lavori di rifacimento del palazzo ad opera dell’architetto Giacomo Zanetti. Il cortile è delimitato verso occidente da un’ala del palazzo di gusto classicheggiante. Lo scalone elicoidale, avvitandosi attorno a due colonne, conduce con un effetto monumentale alle stanze superiori. Prima di salire si può notare la statua di un tedoforo realizzata nel 1737 da Gerolamo Lurasco ai piedi della quale venne successivamente aggiunta una civetta, simbolo della cultura greca alla quale Magnocavalli era molto affezionato. Finestre a specchi e stucchi delle figure allegoriche della Prudenza, dell’Abbondanza, di Cerere e di Ercole scandiscono lo spazio circostante. Anche sulla volta è raffigurata una scena allegorica: la Pace che abbatte la Discordia (di Bartolomeo Rusca).

La prima sala del piano nobile, detta sala gialla, è sormontata da una volta affrescata con temi mitologici. I dipinti sovrastanti le porte, racchiusi da splendide cornici d’oro, rappresentano scene dell’antica Grecia.

La seconda stanza, che con i suoi affreschi richiama il tema della primavera e dell’autunno ma anche quello della vita quotidiana, ha lo scopo di rendere partecipe l’osservatore facendolo sentire il protagonista.

L’altra sala gialla, parallela alla prima, benché di dimensioni molto ridotte colpisce per gli affreschi raffiguranti il giudizio di Paride e un cacciatore insieme a Venere. Questa era la stanza in cui la padrona si ritirava spesso con l’amica del cuore e probabilmente con gli amanti. I pavimenti alla veneziana vennero poi sostituiti.

Proseguendo si accede alla sala verde, con affreschi del Cignaroli raffiguranti Bacco e Arianna. I dipinti sulle porte sono realizzati in tempera. Quelli della stanza rossa portano invece il nome di Giovanni Agostino Ratti con episodi tratti dalla Gerusalemme liberata.

L’ultima sala è considerata la più moderna del palazzo. Le cornici non sono in oro e la volta è decorata da angeli al centro e da animali la cui funzione è quella di riempire gli spazi vuoti.

Oggi questo palazzo è sede dell’osservatorio della cultura e quindi non aperto al pubblico.

Purtroppo non è stato possibile inserire qui le foto a causa di un problema con la macchina fotografica.

Anche questa volta i costi sostenuti sono stati minimi, limitati alle spese di trasporto.

Il personale addetto, se pur molto giovane, si è rivelato attento e professionale nella spiegazione.

L’arco temporale di apertura si è rivelato tuttavia un po’ limitato poiché le visite terminavano alle ore 17.00.

Ad ogni modo riteniamo che queste due giornate siano state molto produttive oltre che piacevoli in quanto ci hanno permesso di sentirci più concretamente coinvolte nello studio di questa materia. E’stato altresì positivo notare che l’interesse per i beni culturali è molto diffuso tra la gente di ogni età e che quindi ci si rende conto dell’importanza che questi capolavori del passato hanno per il nostro paese poiché gli regalano un intramontabile valore. Questi sigilli di cultura rappresentano infatti tasselli di storia e contribuiscono a darci una più forte identità culturale.

Costanza Costanzo Matr.3504352

Lavinia Costanzo Matr.3504355

Palazzo Medici del Vascello e Palazzo Gastaldi

Contributo di Lavinia e Costanza Costanzo.

Lo scorso fine settimana, in occasione delle giornate di primavera del FAI, abbiamo avuto l’occasione di visitare due incantevoli beni culturali, normalmente non aperti al pubblico, in una delle province della nostra regione d’origine, il Piemonte. Questi poco noti ma splendidi palazzi della città di Asti si affacciano su piazza Roma, chiudendone l’angolo di sud-ovest. La piazza era in passato denominata “dei Comentini” dal nome della famiglia nobile che vi abitava. Cottolenghi diede forma definitiva alla piazza e Umberto I la inaugurò. Curiosa e originale è la vicenda poiché quel giorno, sollevando il velo che celava il monumento di una donna, simbolo dell’Italia, fu chiaramente riconoscibile la somiglianza della statua con l’amante del re, a tutti molto nota.

Palazzo Medici è un imponente edificio neogotico noto anche come “il castello di piazza Roma”. Esso racchiude la torre Comentina, dalla merlatura ghibellina, a coda di rondine. Essa è la più alta torre medievale di tutto il Piemonte.

Il palazzo fu edificato nel 1897, periodo in cui era in voga lo stile liberty. Esso tuttavia si differenzia dagli altri edifici contemporanei perché eclettico. La mescolanza di stili, tra i quali prevale il neogotico, deriva dalla volontà di Luigi de Medici di esaltare il valore della famiglia. La struttura del palazzo riproduce l’impianto del castello medievale, uniformandosi bene alla torre. La costruzione ebbe luogo a seguito dell’edificazione e dell’abbattimento di numerosi altri edifici quali un convento, una chiesa e un teatro in onore di Vittorio Alfieri. Posto nel cortile interno vi è lo stemma di famiglia, realizzato in terracotta nel 1907: le quattro lettere MVBL stanno per Medici Vascello Balducci Luigi. La scritta “excelsior” (=sempre più in alto) alla base, richiama ancora una volta la grandezza della famiglia, come pure la lupa che allatta Romolo e Remo e il leone con la spada.

Accanto alla scala che conduce ai piani superiori la parete presenta il motivo ricorrente del giglio, richiamo a Firenze e simbolo di purezza. Il ferro battuto della ringhiera, tipico elemento neogotico, si snoda in foglie d’acanto e figure fantastiche.

La porta d’ingresso è invece in legno e di stile liberty. La stanza principale presenta una volta a crociera e ampie finestre a sesto acuto che permettono alla luce di inondare la stanza, come vuole la concezione gotica. Il pavimento è originale, composto da differenti tipi di legno che creano con le loro venature una particolare decorazione. Il padiglione a lato presenta un soffitto a cassettoni con il motivo di un grifone alato con Bibbia.

Palazzo Gastaldi venne costruito tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 per volere di Luigi Gastaldi che lo commissionò al geometra Carlo Bensi. Lo stile, a differenza del primo edificio, è prevalentemente liberty.

Lo attestano le numerose decorazioni floreali firmate da Giuseppe Rizzolo. Altre riprendono lo stile Rococò con forme morbide ed eleganti. Il corto corridoio che porta al cortile è sovrastato da una volta a botte. All’interno, la scala che porta alle stanze superiori presenta una ringhiera in ferro battuto con drago in perfetto stile liberty. La sala d’entrata è arricchita da elementi floreali e vegetali.

Il soffitto in gesso è funzionale a dare un’idea di leggerezza. Anche il pavimento è realizzato con piastrelle gessate e tutte le decorazioni utilizzate nelle sale vengono continuamente riprese nei lampadari e nelle finestre, con una tecnica a graffio (che dà l’idea di qualcosa in evoluzione e crescita).

La sala successiva, adibita odiernamente alla degustazione di vini, è arredata da mobili i cui motivi riprendono quelli delle facciate (conchiglie, acanto e melograno). Il pavimento è stato anche qui realizzato con differenti tipi di legno, disposto in modo da creare un movimento rotatorio. Il soffitto è adorno di piatti recanti profili di donna (tipicamente classici).

Attualmente questo palazzo è sede di rappresentanza del Consorzio per la tutela dell’Asti Spumante che l’ha ribattezzato “Casa dell’Asti-Renato Ratti”.

I costi da noi sostenuti sono stati esigui poiché l’ingresso ai beni era gratuito e quindi l’unica spesa effettiva è stata quella della benzina.

Le guide che ci hanno accompagnato durante il percorso della visita erano molto preparate e disponibili a soddisfare qualsiasi tipo di curiosità.

E’ stata veramente una bella occasione per scoprire che in Italia è così facile trovare anche dietro casa giacimenti di cultura ed arte capaci di stupire e affascinare un vasto pubblico.

I BENI APERTI A CURA DELLA DELEGAZIONE FAI DI NOVARA

Contributo di Raffaella Di Meglio.

NOVARA
Chiesa di Ognissanti
Ex Monastero di Santa Maria Maddalena
Via Silvio Pellico, 1
Sabato 5 e Domenica 6 aprile, ore 10.00-17.30
Visite Guidate
Apprendisti Ciceroni: Liceo Artistico Statale “Casorati”, Classe V sez A.

Il 6 aprile mi sono recata a Novara per visitare la Chiesa di Ognissanti, splendido esempio di architettura romanica novarese e l’Ex Monastero di Santa Maria Maddalena, oggi sede del Liceo Artistico Statale “Casorati”. La scelta del luogo da visitare è stata determinata sia dalla vicinanza geografica, sia da una curiosità maturata nel tempo dato che la piccola chiesetta, situata nel centro storico di Novara, non è facilmente accessibile.
Diverse indicazioni sparse nei punti strategici della città invitavano a recarsi sul luogo, garantendo dunque facilità nel raggiungimento del posto, collocato nei pressi dell’archivio storico novarese.
L’iniziativa ha avuto indubbiamente un notevole successo data l’affluenza di visitatori desiderosi di conoscere i ” tesori nascosti” della propria città.
Ritengo sia stata positiva anche l’idea di organizzare visite guidate da ragazzi frequentanti le scuole superiori: penso sia un tentativo interessante di accostare il mondo giovanile alla bellezza del nostro territorio.
Il Cicerone del mio gruppo, un ragazzo frequentante la classe V del Liceo Artistico Statale “Casorati”, ha illustrato brillantemente le caratteristiche architettoniche dei due edifici, la loro storia e le funzioni svolte nel passato.
Si è soffermato particolarmente ad identificare le diverse stanze dell’ Ex Monastero di Santa Maria Maddalena dove si svolgeva la vita di una cinquantina di monache lì vissute fino allo scadere del XVII secolo. Oggi queste sale sono destinati ad accogliere liceali: è stato curioso notare la convivenza tra tracce architettoniche che evocano l’uso degli spazi nei secoli passati ( aperture di nicchie, finte porte… ;) e interventi di adattamento dei luoghi dettati dalle esigenze della nostra società.
La visita alla chiesa ha permesso di conoscere le innovazioni architettoniche seguite nel tempo ( mi riferisco alla chiusura di alcune bifore collocate lungo le navate laterali) e di osservare la splendida decorazione absidale comprendente alcuni affreschi settecenteschi.
Il tutto si è concluso con un piccolo rinfresco.
Nonostante la constatazione che non tutti conoscessero l’origine dell’evento e l’associazione organizzatrice, ritengo che l’iniziativa sia stata positiva, buona la sua organizzazione e soddisfacente l’esito.
Raffaella Di Meglio

IL VITTORIALE, IMMAGINI

La stanza delle Reliquie

La stanza del Lebbroso

La stanza della Zambracca

Ilaria Mirani, Percassi Francesca, Gianoli Camilla

….davvero straordinario……

UNA GIORNATA AL VITTORIALE DEGLI ITALIANI

Veduta dell’anfiteatro vista lago

Il week-end trascorso tra amiche a Gardone Riviera (località turistica situata sulla sponda bresciana del Lago di Garda), ci ha offerto la possibilità di visitare una delle più famose case storiche in cui morì il grande poeta Gabriele d’Annunzio: Il Vittoriale degli Italiani. Non si tratta semplicemente della casa di un artista ma di una cittadella cinta da mura. Infatti, la vera e propria abitazione sorge all’interno di un parco vastissiomo in cui dominano alcune strutture singolari e significative: Il grande teatro e l’imponente nave. Il teatro all’aperto, modellato secondo l’arketipo del teatro greco, propone nei mesi estivi spettacoli di vario genere. La Nave di Puglia, il più suggestivo allestimento del parco, commemora un evento luttuoso: la morte del suo capitano Tommaso Gulli e del motorista Aldo Rossi nel 1920. La prua della nave, rivolta verso il lago, è incastonata nella roccia, mentre la parte posteriore è realizzata in pietra. Abbiamo trovato veramente bizzarra l’idea di dedicare una porzione di giardino ad un cimitero per animali. L’interno del Vittoriale è un’inquietante raccolta di cimeli che rappresenta sia le contraddizioni religiose del Poeta che la sua personalità controversa ed ecclettica. Ogni locale incarna le ossessioni e le sensazioni che scandirono tutta la vita di Gabriele d’Annunzio. Da notare sono le particolarità di alcune stanze: il Bagno Blu, la stanza del Lebbroso e la Zambracca. Infine di grande interesse sono la Biblioteca e gli Archivi che contengono sia tutta l’opera e la biografia dannunziana che le vicende legata all’edificazione e all’arredo del Vittoriale. La visita può sicuramente aiutare a comprendere meglio l’opera del Poeta e il senso della sua esistenza…inoltre, se si sceglie una felice giornata d’estate si può anche sfruttare l’occasione per un rinfrescante tuffo nelle dolci e meravigliose acque del posto!!!!! Ilaria Mirani, Francesca Percassi e Gianoli Camilla

Veduta in scorcio dell’anfiteato e dell’abitazione dannunziana

Il Vittoriale è aperto tutto l’anno tranne il 24, 25 dicembre e il 1 gennaio.

Orari nei mesi estivi: 8.30-20.00

Orari nei mesi invernali: 9.00-17.00

La visita all’interno della casa è chiusa il lunedì, mentre l’annesso museo della Guerra è chiuso il mercoledì.

Il costo del biglietto d’ingresso varia in base a ciò che si desidera visitare: da 4 euro a 16 euro con eventuali riduzioni per studenti, bambini ed anziani. La visita guidata è compresa nel biglietto d’entrata ed è comunque obbligatoria.

La prua della Nave Puglia

Il Bagno Blu; particolari

GIORNATA DEL FAI DI PRIMAVERA – VISITA A PALAZZO VERTEMATE FRANCHI DI PIURO E AL CENTRO STORICO DI CHIAVENNA

Ricevo e pubblico (articolo di Barbara Veronelli).

Domenica 6 aprile

In occasione della 16^ giornata Fai di primavera ho deciso di visitare i beni aperti nella mia cittadina: Chiavenna, in provincia di Sondrio. Mi sembrava, infatti, la circostanza ideale per valorizzare il patrimonio locale (forse anche suggestionata dalla lettura del libro di De Varine “Le radici del futuro”).

Ho iniziato con la visita guidata (ingresso e guida gratuita) del Palazzo Vertemate Franchi di Piuro (a circa 3 km di distanza da Chiavenna), una delle più prestigiose dimore signorili del ‘500 nella provincia di Sondrio.
Costruito su commissione dei fratelli Luigi e Guglielmo Vertemate Franchi, esponenti di una delle famiglie più ricche della città con fiorenti attività commerciali, il Palazzo è l’unico edificio che si salvò dalla frana del 1618 che sommerse il paese con molti dei suoi abitanti.
La facciata dell’edificio è sobria ed essenziale ed è circondata da un giardino all’italiana, un frutteto, un vigneto, un castagneto e una serie di edifici rustici essenziali per la conduzione delle attività agricole che si svolgevano nella tenuta.
All’interno le sale sono riccamente ammobiliate e affrescate. I soggetti prevalenti sono di tipo mitologico e di autore sconosciuto.
Lungo i corridoi si possono vedere una serie di ritratti di famiglia, alcuni dipinti a soggetto religioso e due grandi tele rappresentanti il paese prima e dopo la frana del 1618, importantissime testimonianze storiche-documentarie.
Le meraviglie del palazzo sono sicuramente “Stue” e soffitti intarsiati di notevole qualità e in ottimo stato conservativo.

Nel pomeriggio ho poi visitato le vie del centro storico lasciandomi accompagnare dal percorso organizzato di cui facevano parte diversi edifici. Partendo dal Portone e dalla Chiesa di S. Maria, passando per Palazzo Malugani-Balestra, Palazzo Pestalozzi ed ex Palazzo Pretorio, sono giunta alla Collegiata di S. Lorenzo con battistero e museo annessi e infine al Museo Mulino di Bottonera, Palazzo Balbiani e Palazzo Salis.
Si tratta delle residenze più rappresentative della cittadina (alcune di esse private e quindi solitamente non accessibili al pubblico), e degli edifici religiosi di maggior valore. Importantissimi soprattutto il fonte battesimale risalente al 1156, ricavato da un unico blocco di pietra ollare e decorato da un rilievo che descrive la cerimonia del Sabato Santo, e il Museo del Tesoro con la “Pace di Chiavenna”, coperta di evangeliario dell’XI-XII secolo, in oro sbalzato e filigranato, gemme, perle e smalti, capolavoro dell’oreficeria medievale.

L’intero percorso, interamente percorribile a piedi, ben segnalato e completamente gratuito, è stato molto piacevole e non solo per l’assenza di code e per la ricchezza storico-artistica presentata ma anche, e soprattutto, perchè come guide c’erano gli “apprendisti Ciceroni” delle scuole secondarie di primo grado del paese. Ragazzi dalla 1^ alla 3^ media, più o meno disinvolti, simpatici e preparati che accompagnavano i visitatori all’interno degli edifici. Mi è sembrato l’aspetto più significativo e utile per avvicinare i più giovani e le loro famiglie alle bellezze della loro terra, coinvolgerli in un’iniziativa culturale che avrà senz’altro un’influenza positiva sul loro futuro.

Costi: di solo trasporto per raggiungere Chiavenna (navetta gratuita per il Palazzo Vertemati- Franchi)

Pubblicità/informazioni: migliori rispetto alla settimana della cultura ma ancora pochi i volantini distribuiti

Visita al Monastero di Torba

Sabato 5 Aprile, incoraggiati dalla bella giornata di sole, ci siamo diretti alla volta del Monastero di Torba per partecipare all’iniziativa “Giornata di Primavera”, promossa dal FAI. Diversi i motivi che ci hanno fatto optare per la visita a questo bene: vicinanza a casa, pareri positivi di amici che vi erano già stati, possibilità di passare qualche ora in “campagna” lontano dalla routine della città. Il Monastero sorge infatti tra grandi campi verdi, a pochi minuti di distanza dal centro di Gornate Olona (direzione Varese).

All’arrivo siamo stati accolti da dei volontari FAI che ci hanno prontamente distribuito del materiale informativo sulla Fondazione e le sue iniziative. Entrati nel cortile principale siamo stati aggregati a un gruppo di circa otto persone e siamo stati accompagnati nella visita da uno studente liceale, la nostra guida “d’eccezione”. Il percorso è iniziato dalla Torre di difesa, parte più antica del complesso architettonico, risalente al V- VI secolo, usata dai Longobardi per scopi militari e poi, nell’VIII secolo, ceduta a un gruppo di monache che risedettero fino al 1500. Entrati nella torre è stato possibile visitare le due sale, disposte su due piani, utilizzate dalle monache per le loro funzioni (sembra che una fosse adibita a cappella). Entrambe conservano degli affreschi databili intorno all’VIII secolo, testimonianti la presenza del gruppo monastico: ricorrono infatti soggetti e scene religiose quali il Cristo in trono, teorie di Santi, gruppi di Apostoli e rappresentazioni di monache. La seconda tappa della visita è stata la chiesa adiacente alla Torre. Iniziata nel IX secolo, fu ricostruita tra l’XI e il XIII dopo una frana che ne comportò la distruzione. All’interno doveva presentarsi completamente affrescata ma solo pochi frammenti sono stati recuperati. Delle scale conducono nella cripta al centro della quale, sul pavimento, si trova una piccola pietra sulla cui funzione sono state avanzate diverse ipotesi: base di una colonna o pietra sacrificale. Il Monastero è un bene importante: l’edificio testimonia la presenza dei Longobardi sul nostro territorio, mentre gli affreschi mostrano le influenze dell’arte bizantina nello stile e nelle tecniche artistiche. Ho riscontrato degli aspetti più o meno positivi:

a)      Tutti i gruppi formati erano piuttosto ristretti, il che dava la possibilità di seguire meglio la guida e di intervenire con domande;

b)      Tutte le guide del Monastero di Torba erano studenti liceali dell’ultimo anno: un’esperienza positiva che ha permesso loro di approfondire la conoscenza del nostro patrimonio. Tante volte non si fa caso alle bellezze artistiche proprio dietro casa nostra!

c)      Accoglienza e visita sono risultate essere ben organizzate: molto il materiale informativo e buoni i tempi di rotazione dei gruppi.

d)      Un dato scoraggiante è stato vedere che l’iniziativa è stata accolta soprattutto da una fascia “over 50”: insieme alle guide ero la più giovane al Monastero!

L’ingresso era libero e l’unica spesa è stata la benzina. Potrei insistere su altri aspetti(organizzazione migliore rispetto alla Settimana della Cultura, promozione, informazione)già commentati a lezione. Quindi, onde evitare di essere ripetitiva, concludo consigliandovi di andare a vedere il Monastero di Torba: la visita non vi porterà via molto tempo, ma risulterà estremamente interessante da un punto di vista artistico e per conoscere le vicissitudini della storia locale.

 

Irene Mariani

 

LS Storia dell’Arte

 

 

statistiche giornata FAI

Vi segnalo questo articolo con i dati di affluenza della Giornata FAI di Primavera.

VISITA AL TRITTICO DELLA BATTAGLIA DI LEGNANO DI GAETANO PREVIATI PRESSO IL MUSEO SUTERMEISTER,LEGNANO(MI)

IN OCCASIONE DELLA GIORNATA DEL FAI E’ STATO POSSIBILE VISITARE GRATUITAMENTE IL CELEBRE TRITTICO DI PREVIATI(PITTORE FRA GLI ESPONENTI DEL DIVISIONISMO ITALIANO),COSTITUITO DA TRE QUADRONI SIMBOLICI,DI STAMPO MISTICO-EROICO,RAFFIGURANTI TRE SCENE DELLA FAMOSA BATTAGLIA DI LEGNANO,IN CUI I COMUNI DELLA LEGA LOMBARDA,NEL 1176,SCONFISSERO L’IMPERATORE BARBAROSSA.

I QUADRONI SI TROVANO ALL’INTERNO DI UNA SALA DEL MUSEO SUTERMEISTER,SUGGESTIVO EDIFICIO DI STILE ECLETTICO IN UNA RIDENTE LEGNANO,LOCATION GIA’ DI PER SE’ DI NOTEVOLE IMPATTO VISIVO.

HO DECISO DI VISITARE ANCHE QUESTO MUSEO PERCHE’,DOPO AVER PARTECIPATO ALL’INIZIATIVA A PALAZZO CARMINATI BRAMBILLA A CASTELLANZA, LO STESSO GIORNO,HO AVUTO UNA SPINTA MAGGIORE A VEDERE QUALCOS’ALTRO;LEGNANO E’ LIMITROFA A CASTELLANZA QUINDI HO COLTO L’OCCASIONE.SONO STATA INFORMATA DELLE INIZIATIVE NAVIGANDO NEL SITO DEL FAI E GRAZIE AD UN INSERTO SPECIALE SU “REPUBBLICA”,DEDICATO AI BENI APERTI IN OCCASIONE DELLA GIORNATA DELL’ORGANIZZAZIONE.

IL COSTO SOSTENUTO E’ STATO SOLO QUELLO DELLO SPOSTAMENTO,PERALTRO MINIMO.

SONO RIMASTA MOLTO SODDISFATTA DALLA VISITA,GUIDATA DA DUE STUDENTI DEL LICEO CLASSICO GALILEI DI LEGNANO,MOLTO PUNTUALI E PREPARATI,SOLTANTO UN PO’ EMOZIONATI;TUTTAVIA MI ASPETTAVO DI TROVARE TUTT’ALTRA COSA NELLE SALE DEL MUSEO A PARTE IL MAESTOSO TRITTICO,DALL’IMPATTO NOTEVOLE PER IMPONENZA,MAESTA’ E SPETTACOLARITA’;IN TALI SALE,INFATTI,SI TROVANO RACCOLTE ARCHEOLOGICHE,PROVENIENTI DA SCAVI ESEGUITI NELL’ALTO MILANESE,CHE POCO HANNO A CHE FARE CON LE OPERE DI PREVIATI;CHI NON FOSSE INFORMATO DI QUESTO,COME ME DEL RESTO,SI ASPETTEREBBE DI TROVARE BEN ALTRO TIPO DI COLLEZIONI,MAGARI ARREDI OTTOCENTESCHI,SICURAMENTE PIU’ PERTINENTI CON TUTTO L’INSIEME…QUESTA,PER ME,E’ STATA UN PO’ UNA DELUSIONE ANCHE SE,COMPLESSIVAMENTE,SONO RIMASTA CONTENTA;QUESTA ESPERIENZA,PERO’,SE PARAGONATA ALLE PRECEDENTI,DA ME GIA’ VISSUTE,OCCUPEREBBE IL TERZO POSTO,SE DOVESSI FARE UNA CLASSIFICA(SOPRATTUTTO PER L’ORGANIZZAZIONE DELLE VISITE E LA SUDDIVISIONE IN GRUPPI DEL PUBBLICO,UN PO’ CONFUSIONARIA IN QUESTA OCCASIONE).

A PARER MIO,IL COSTO DEL BIGLIETTO AMMORTIZZEREBBE SOLO IN PARTE LA SPESA,POICHE’ NON SO SE SAREI DISPOSTA A PAGARE UNA CERTA CIFRA PER VISITARE UN MUSEO IN CUI L’OPERA DI PREVIATI E’ SOLO UNA PARTE E IL RESTO E’ COSTITUITO DA RACCOLTE ARCHEOLOGICHE LOCALI,SECONDO ME DI MINORE INTERESSE;PENSO QUESTO SIA UN MODO DI STRUMENTALIZZARE I QUADRI DI PREVIATI PER ACCRESCERE IL NUMERO DELLE VISITE E COINVOLGERE ANCHE CHI NON PRENDEREBBE MAI IN CONSIDERAZIONE I REPERTI ARCHEOLOGICI,MA SAREBBE DISPOSTO A PAGARE IL BIGLIETTO SOLO PER VEDERE I QUADRONI SUDDETTI.

TUTTAVIA QUESTO E’ UN METODO CHE,SPESSO,ANCHE LE GRANDI MOSTRE METTONO IN ATTO PER ATTRARRE UNA MAGGIOR QUANTITA’ DI VISITATORI,UTILIZZANDO COME SPONSOR UN QUADRO FAMOSO,PRESENTE NELL’ESPOSIZIONE,PER FARE DA PENDANT A UN’ACCOZZAGLIA DI OPERE MINORI CHE,MAGARI,GRAN PARTE DEL PUBBLICO NON CONOSCE.

IRENE RAMPONI