MiArt

Dal 4 al 7 Aprile si tiene in Fiera Milano City il MiArt 2008.
Benché non si tratti, come nel caso delle altre iniziative segnalate, strettamente di beni culturali ma di arte moderna e soprattutto contemporanea, è comunque un’iniziativa di assoluta importanza e rilievo per il nostro panorama culturale. Sappiamo bene che i beni culturali del futuro possono nascere proprio dalle attività culturali e artistiche più vive e “contemporanee”, quindi un occhio anche su questo mondo può solo giovare alla vostra esperienza e formazione. Anche in questo caso, qualora qualcuno desiderasse andare al MiArt e poi compilare una scheda di report (per esempio mettendo a confronto le modalità comunicative di questa iniziativa con quelle della Settimana della cultura o della Giornata FAI) sarebbe il benvenuto.

beni culturali e sistema dell’arte contemporanea

Il Codice Urbani parla chiaro, la definizione data all’articolo 10 di “bene culturale” non sembra contemplare le espressioni artistiche del nostro tempo.

D’altra parte il sistema dell’arte contemporanea secondo Francesco Poli (Il sistema dell’arte contemporanea, Editori Laterza Bari, 1999) è definibile come “il risultato di un processo di moltiplicazione delle espressioni artistiche e culturali proprie della nostra contemporaneità oltre che di una accelerazione delle complessità e delle dinamiche dei vari movimenti artistici del nostro tempo”.

Difficile è quindi poter pensare di dare a qualcosa in continuo fermento ed evoluzione l’appellativo di “bene culturale”.

A sostegno di questa teoria si potrebbe citare Alan Bowness, curatore e direttore dal 1980 al 1988 della Tate Gallery di Londra, secondo il quale un artista, per essere definito tale, deve passare attraverso quattro fasi ideali definite come “cicli di riconoscimento”. La prima fase è data dal “riconoscimento da parte dei pari”, la seconda è il “riconoscimento da parte della critica” seguita dal “riconoscimento da parte di mercanti e collezionisti” e da quello dato dal “grande pubblico”.

Secondo Bowness tale ciclo ha una durata di almeno venticinque anni dall’inizio dell’attività dell’artista che, di conseguenza, potrebbe essere definito come colui che riesce ad oltrepassare le barriere del tempo assumendo valore e importanza storica.

Date queste considerazioni, il trascorrere di un “certo” lasso temporale sembrerebbe essere necessario per far sì che ciò che noi oggi potremmo definire “cultura bassa” si trasformi a poco a poco in “cultura alta”.

Chi sono però coloro che permettono di compiere questa trasformazione?

Come già anticipato da Bowness questi sono gli “attori” stessi del sistema; si tratta degli altri artisti, dei critici, dei mercanti, dei collezionisti e del grande pubblico. Non vengono citati i musei e le istituzioni culturali destinate al contemporaneo che, specialmente in Italia, sono perlopiù latenti.

Forse è perchè nel nostro Paese, a ragione o a torto, il museo viene ancora considerato come “il tempio delle muse” che risulta difficile trovarne uno destinato alle espressioni artistiche a noi contemporanee (a tal proposito consiglio la lettura di This is contemporary! Come cambiano i musei d’arte contemporanea di Adriana Polveroni, Editori Franco Angeli)!

L’arte contemporanea in fondo sembra essere sostenuta e promossa da un “sistema sociale”, da una élite di persone intente ad attribuire un valore all’opera nel medio termine.

Più che da leggi chiare e definite tale sistema sembrerebbe essere ancora molto condizionato dall’evoluzione del gusto e delle tendenze dettate dai principali attori del mercato dell’arte.

Questo fa sì, come già affermato in una conversazione presente in questo blog, che molta arte contemporanea sia da subito considerata “cultura alta” non tanto per i valori artistici, sociali… in essa contenuti quanto perchè “pompata” da questa élite di persone che riversa nelle opere d’arte degli interessi di carattere economico e talvolta speculativo più che culturale…

E voi, cosa ne pensate?