Leonardo e Peter Greenaway

Nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano c’è una riproduzione digitale del Cenacolo di Leonardo a dimensione naturale. E’ stata animata da Peter Greenaway con interventi di luci e suoni. Per la descrizione dettagliata dell’evento rimando all’intervento delle mie compagne che l’hanno già postato tempo fa. Mi riallaccio ad alcune riflessioni che avevano fatto e su questa scia ne propongo altre.

L’intervento Valorizzatore di Greenaway è stato fatto solo una volta sull’opera originale, nonostante fossero stati garantiti parametri tali da non “stressare” l’affresco. Ennesimo caso di eccessivo conservatorismo italiano a discapito della fruizione? Forse sì, perchè se le condizioni in cui oggi è fruibile l’Ultima Cena non vengono deteriorate da quest’intervento, non c’è motivo per cui non si debba fare.

Greenaway-soggetto privato valorizzatore o Geenaway artista? La lettura dell’intervento può essere ambivalente. Da un lato il regista ha fatto parlare l’affresco, o meglio gli ha dato vita per scene e per particolari, con illuminazioni fumettistiche ben ruscite. Dall’altro abbiamo visto ciò che lui ha scelto di dire. Infatti le mie compagne nel loro post si aspettavano voci e suoni di stoviglie come animazione logica della scena di un pasto. Ma forse non era un piano così reale quello che interessava Greenaway.

La Sala delle Cariatidi non è il Refettorio dei monaci. E l’effetto si sente parecchio. Soprattutto perchè le luci giocano sulle statue martoriate e, coordinate con i suoni, producono un risultato emozionale notevole  Un chè di barocco configura tutta l’operazione in una dimensione oltre la semplice valorizzazione, esulando fortemente dal contesto monastico, quindi non puntando tanto sul contorno e la storicizzazione.

L’Ultima Cena è destinata a scomparire prima o poi. Basterà una fotografia digitale per sostituirla? Farà lo stesso effetto? Attirerà lo stesso numero di spettatori? Se noi italiani decideremo di sostituirla con una copia, quasi quasi conviene che non lo facciamo sapere in giro. All’estero mi è capitato diverse volte di visitare monumenti in uno stato discreto e quindi ammirare la politica di conservazione straniera, per poi scoprire a fine vistita -solo a fine visita ti rivelano certe cose!- che era una copia. Esempio: il palazzo dei Papi di Avignone, originale al 10% se la memoria non mi inganna. 

D’altra parte abbiamo anche delle copie storiche dichiarate per quel fenomeno di fine800-inizio900 del revival storico. In provincia di Piacenza, Grazzano Visconti è un paesino interamente ricostruito com’era in epoca comunale. E’ un “falso”, eppure attira turisti da tutta la regione. Si potrebbe pensare ad una simile operazione re-integrativa anche per una Star come il Cenacolo? L’operazione di Greenaway potrebbe quindi diventarne un perenne atto di valorizzazione nell’ambito della visita?

La vista al Cenacolo dura 15 minuti e si sta in piedi. I’intervento di Greenaway ne dura 20, ma anch’io ho notato lo stare in piedi, forse perchè venivo da una mattinata di cammino. Tuttavia non so se con le sedie la cosa avrebbe funzionato. Infatti le immagini e i suoni mi hanno catturato l’attenzione e non mi sono mossa anche se l’installazione della tavola di fronte all’affresco riprodotto forse voleva incitare gli spettatori a percorrere lo spazio, anche perchè la sequenza di illuminazione era ripetuta. Comunque c’è chi si è stancato. Una signora neanche tanto attempata ha deciso di scaricare la schiena appoggiandosi direttamente alla tavola allestita e rischiando di far cadere un pezzo appoggiato sopra. Io e Alessandra animate da forte spirito cnservatore siamo accorse ad ammonirla educatamente. Risposta: Lo so che sono appoggiata, ma sto attenta! E senza pensarci due volte ha preso il pesso e l’ha spostato a suo piacimento. Per fortuna è intervenuta l’autorità a ripristinare lo stato delle cose e ad ammonire più energicamente la ignara vandala. Curioso come quando sei bambina siano proprio i più anziani ad intimarti costantemente di NON TOCCARE…

Buone future fruizioni a tutti!

Grazie al FAI riapre Villa Necchi Campiglio

Il 28 maggio, dopo ben tre anni di restauro a cura del FAI, è stata riaperta al pubblico Villa Necchi Campiglio, un capolavoro dell’architettura razionalista, situata nel pieno centro di Milano (facilmente raggiungibile con i mezzi: MM1 Palestro, percorrete via Serbelloni e arrivate davanti alla proprietà in Via Mozart, 12).

La casa di Via Mozart è stata realizzata tra il 1932 e il 1935 su progetto dell’architetto Piero Portaluppi per volere della famiglia Necchi Campiglio, composta dalle due sorelle Gigina e Nedda Necchi (quelle delle macchine per cucire), e dal marito di quest’ultima, Angelo Campiglio.

La villa si articola in ambienti spaziosi disposti su due piani: la visita guidata si snoda lungo un percorso di circa 45 minuti, comprendente hall, biblioteca, salone, veranda, studio, fumoir, sala da pranzo, primo e secondo office, fuciliera, per il piano terra. Al piano superiore sono situati atrio e galleria, camera da letto e bagno di Angelo Campiglio e Gigina Necchi, camera da letto e bagno di Nedda Necchi, oltre alla camera da letto degli ospiti (detta “camera del principe”, così denominata in onore del Principe Enrico d’Assia, ospite fisso della famiglia nel corso dei frequenti soggiorni a Milano dovuti all’attività di scenografo presso il teatro La Scala), alla Collezione Alighiero ed Emilietta De Micheli (già camera da letto “della principessa”, destinata a Maria Gabriella di Savoia, amica delle sorelle Necchi) e infine al guardaroba.   

Oltre alle soluzioni architettoniche, sono estremamente importanti le opere d’arte conservate nei vari ambienti abitativi, che fanno della villa una vera e propria casa-museo: si spazia dalle sculture di Arturo Martini, Marino Marini e Adolfo Wildt, ai dipinti di Mario Sironi, Giorgio De Chirico, Alberto Savinio, Filippo De Pisis, Felice Casorati e Carlo Carrà – per nominare solo i più celebri tra gli artisti della prima metà del Novecento – fino alle tele di scuola veneziana esposte nella sala dedicata alla suddetta Collezione De Micheli, tra cui spiccano una veduta di Canaletto e un bozzetto di Giambattista Tiepolo.

Non vi tedio con ciò che mi ricordo di ogni ambiente, perché richiederebbe troppo tempo: personalmente ho trovato stupende la biblioteca, la veranda e la sala da pranzo, soprattutto per gli arredi, tutti realizzati in materiali ricercati e preziosi (nella veranda mi ha colpita particolarmente un tavolo in lapislazzuli, oltre alle grate scorrevoli in alpacca; per non parlare del centrotavola in lapislazzuli, agata e corallo che si può ammirare in sala da pranzo). All’interno della villa ogni singolo elemento progettato con la massima cura da Portaluppi – sebbene alcune sale siano dovute all’architetto Buzzi, che applica un gusto evidentemente più decorativo alla Luigi XVI – ci trasmette ancora oggi l’idea della ricchezza della famiglia Necchi Campiglio, ma anche della praticità e del comfort richiesti dalla committenza. Direi che le parole chiave che dovrebbero guidare alla visita sono la funzionalità nell’agiatezza.

Non c’è che dire, per me è un gioiello nel cuore di Milano. Non ho mai visto una cosa simile, per cui consiglio vivamente a tutti la visita. Per gli orari e i costi, tutte le informazioni si trovano facilmente sul sito del FAI (www.fondoambiente.it), oltre ad una bellissima photogallery. Per ringraziarci del volontariato durante le Giornate di Primavera, ci è stata offerta una visita guidata gratuita: normalmente costerebbe 6 € per gli adulti, ma la mia disponibilità a pagare arriverebbe fino a 10 € in questo caso straordinario.

Vorrei infine ricordare che è in programma l’istituzione di una CaseMuseoCard della durata di sei mesi, per ammirare il Museo Poldi Pezzoli, la Casa Bagatti Valsecchi, la Collezione Boschi Di Stefano (merita anche questa; è ad ingresso gratuito; situata in un palazzo anni Trenta progettato da Piero Portaluppi, custodisce capolavori dei futuristi, di De Chirico, Savinio, Fontana e gli spazialisti, Manzoni e tanti altri; via Giorgio Jan, 15, MM1 Lima) e la Villa Necchi Campiglio.

 

Francesca TROVALUSCI           

Zerodisegno

Volevo segnalarvi una mostra che si è inaugurata il 5 maggio a Palazzo Monferrato di Alessandria, la mostra “Zerodisegno, dalla bicicletta a Mimmo Rotella, un secolo di creatività in Quattrocchio”. Questa è la prima delle mostre -vetrine di “Made in AL” marchio ideato dalla società Palazzo del Monferrato di Alessandria che intende celebrare ogni anno un’azienda alessandrina di successo, dedicandole sapzio e visibilità. Tutto questo attraverso una mostra nella quale viene esposto il prodotto e raccontata con immagini e testi la storia dell’azienda.

Quest’anno si celebra l’azienda Quattrocchio che aprì nel 1918 producendo biciclette : un imprenditore, Quattrocchio appunto, che si distinse da subito per la sua apertura e creatività registrando anche un marchio altamente artistico. Sarà poi il nipote Carlo Poggio, amante del design, e che rivisitando e ampliando ultreriormente l’attività punta ad un mercato di nicchia e attraverso la collaborazione con designers famosi iniziò a produrre mobili e complementi d’arredo d’autore. Nuovi prodotti, altamente impegnati di creatività ed emotività: una linea a cui viene dato il nome di ” i sogni di Zerodisegno” frutto dell’intensa collaborazione con grandi designer come De Pas, D’Urbino, Lo Mazzi, Lupi, Santachiara, Ferreri, Raschid. Da qui la mostra ” Zerodisegno” che ripercorre la storia dell’azienda partendo dalla bicicletta, dal marchio e dal design raffinato della Quattrocchio, per arrivare a Mimmo Rotella con cui Carlo Poggio ha collaborato nella creazione della linea di arredamento anch’essa esposta in gran parte.

Come ha sottolineato il Presidente di Palazzo del Monferrato il design è stato un filo conduttore che quest’anno ha collegato anche altre mostre alessandrine come quella di Patrizia Scarzella e Maddalena Sisto.

A parere mio : mostra breve ma intensa e ispiratrice di forte creatività e fantasia capace di unire passato e contemporaneo.

La mostra sarà aperta al pubblico dal 6 maggio al 6 giugno, tutti i giorni tranne il lunedì, dalle 16 alle 20 con ingresso gratuito nella sede di Palazzo del Monferrato, in via San Lorenzo 21 in Alessandria.

Elena Bormida

incontro con Andrea Kerbaker

Forse avete notato che il Prof. Kerbaker ha inserito un commento con una proposta di dialogo diretto con voi. Lo ringrazio, perché mi sembra un’ottima opportunità per gli studenti e quindi vorrei sostenere l’idea. Come sapete, credo che il valore di un corso vada ben al di là del meccanismo lezioni-esame (a proposito, temo che il correggere l’imprevedibile mole dei vostri test mi impegnerà per più tempo del previsto… presto scriverò qui in merito).

Mi rivolgo direttamente ad Andrea kerbaker, poiché anche lui è docente in Cattolica, per l’organizzazione di un incontro. Purtroppo il mio corso è terminato, forse il suo no: in ogni caso possiamo provare a chiedere all’università un’aula per favorire l’incontro, cui suggerirei potessero partecipare gli studenti dei corsi di entrambi. Nell’attesa di capire se sarà possibile (ci sentiremo noi due via e-mail, la mia è dario.villa@unicatt.it), suggerisco che gli studenti inizino a raccogliere qui, come commenti a questo post, le domande che vorrebbero rivolgere al Prof. Kerbaker. In questo modo, otterremo un duplice scopo: da un lato, inizieremo a raccogliere i temi più “caldi” in maniera sistematica; dall’altro, salvaguarderemo l’ipotesi di un dibattito telematico (laddove si rivelasse poi problematico farne uno faccia a faccia).

Grazie a tutti.

Museo dei Muratori !!!

Sfogliando un quotidiano locale mi sono trovato di fronte, fresco di studio del manuale di de Varine, questo articolo: “Un museo per i muratori, è il primo d’Italia”….”la raccolta, inaugurata a Carenno (Lecco), un tempo considerato la patria dei maestri dell’edilizia”….”Attrezzi, documenti e immagini recuperati secondo le tecniche della  tradizione”.

http://www.ecodibergamo.it/EcoOnLine/CRONACA/2008/05/19_MuseoMuratori.shtml

Non ho avuto ancora il tempo di lanciarmi in questa visita che, seppure un pò insolita, mi incuriosisce molto, e spero anche a tutti Voi.

Schiavi Gian mario

 

il Louvre,capolavori a Verona. Ritratti e figure

Contributo di raissa chinello,:

ciao, volevo segnalarvi un’iniziativa molto interessante!
“il Louvre,capolavori a Verona. Ritratti e figure”
Verona
Palazzo della Gran Guardia
19settembre 2008 al 15 febbraio 2009

È grazie alla collaborazione del Louvre, uno dei più prestigiosi musei del mondo, della Città di Verona e di Linea d’ombra che si è potuta organizzare quest’esposizione davvero senza pari. Vi sono raccolti più di un centinaio di capolavori provenienti dai Dipartimenti di Pittura, Scultura e Arti grafiche della grande Istituzione parigina. Tuttavia non si è trattato di concepire una mostra che riunisse, senza rapporto tra di essi, una successione di quadri importanti sotto il titolo Capolavori dal Museo del Louvre. Il nostro lavoro di studio e ricerca ci ha portati a individuare un tema che permettesse di sviluppare in maniera scientifica una tesi al servizio della storia dell’arte. I risultati di questo lavoro saranno contenuti nel catalogo, che verrà pubblicato in occasione della mostra e si tradurranno in un corpus di saggi che testimonieranno delle ricerche nostre e degli studiosi invitati.
L’esposizione si sviluppa attorno al tema della figura umana e del ritratto e si suddivide in cinque sezioni nelle quali dialogano quadri, sculture e disegni dalla fine del XV secolo alla prima parte del XIX. Queste opere si legano, sala dopo sala, non in base a un criterio cronologico, ma in maniera tematica e sensibile, guidate dal denominatore comune della “Bellezza” nel senso ampio del termine e per quanto esso appartiene alla sfera del tragico e della meraviglia. Le cinque sezioni comprendono circa 140 opere, in maggioranza quadri; il percorso inizia con la rappresentazione della società, nell’espressione del suo realismo ma anche con connotazioni fantastiche e di allegoria che alcuni pittori hanno saputo realizzare. Dopo il fasto del ritratto ufficiale, la mostra prosegue con l’evocazione dell’intimità, sia essa profana o sacra. Da una rappresentazione molto esteriore, incentrata sugli aspetti sociali, si procede quindi verso un mondo fatto di silenzio e riflessione per arrivare, nella quarta sezione, al ritratto dell’anima. Quest’ultimo ci rivela sia l’emozione o il dolore espressi dal volto sia l’immagine di un corpo sofferente o in estasi, espressione dunque del sentire dell’anima. L’ultima parte dell’esposizione ci guida infine al silenzioso ritratto della morte, tanto in campo mitologico che religioso.
Ma, al di là della tematica, è necessario insistere sul carattere di eccezionalità dei prestiti concessi dal Musée du Louvre. Primo fra tutti, l’arrivo a Verona di quel capolavoro assoluto che è La Belle Ferronnière di Leonardo da Vinci e che, da solo, rappresenta un avvenimento a sé. Il quadro lascia per la prima volta le pareti del Louvre e solo la sua esposizione al Palazzo della Gran Guardia costituisce un evento espositivo; anche il celebre Ritratto d’uomo di Sandro Botticelli è concesso in prestito per la prima volta. Vorremmo insistere sul fatto che un numero così ampio di capolavori, appartenenti a uno stesso museo e riuniti contemporaneamente in occasione di un’unica esposizione, è realmente un fatto eccezionale. Solo per ricordare alcuni artisti basti citare Tiziano, Veronese, Botticelli, Raffaello, El Greco, Goya, David, Ingres, Fragonard, Géricault, Bronzino, Carracci, Rubens, Velázquez, Van Dyck, Rembrandt, Poussin, de la Tour, Tintoretto, Reni, Holbein, Cranach, Dürer, Tiepolo, Guercino, Bernini, Ribera. Ed è solamente una parte degli artisti presenti, sia nella pittura come nella scultura e nel disegno.
http://www.linedombra.it

se siete interessati all’evento, potremmo organizzare una visita colletiva.

FESTA DI SANTA GIULIA

Volevo segnalarvi un appuntamento consueto di questi ultimi anni: Domenica 25 maggio, a Brescia, si terrà la Festa di Santa Giulia. Si tratta di un’iniziativa culturale promossa dalla Provincia di Brescia che invita tutte le associazioni artistiche, culturali in genere, musei, fondazioni e quant’altro (della provincia) ad esporre il proprio materiale informativo e ad organizzarsi con gazebi dislocati su tutta la lunga via Musei, una delle zone storiche più belle della città. La manifestazione prende il nome dal grandioso complesso di edifici che costituiva un tempo il magnifico monastero benedettino femminile di Santa Giulia, fondato nel 753 d.C. dal re longobardo Desiderio. Al monastero vi è annassa la stupenda basilica di San Salvatore risalente all’ VIII secolo d.C..
L’imponente costruzione sorge proprio nella zona nord-orientale della città antica (attuale via Musei) dove, nel corso dei secoli, si sono sovrapposte e stratificate notevoli testimonianze archeologiche e monumentali. Il monastero, adibito oggi a museo, presenta esposizioni di vari periodi storici: antico, celtico, romano, longobardo, comunale, fino all’occupazione veneta. Sono in mostra anche le raccolte che provengono dalle donazioni di grandi ed antiche collezioni private.
Insomma, domenica se siete in zona approfittatene sia per visitare il monastero che per partecipare alla manifestazione…non ne rimarrete delusi!!!!
Ilaria Mirani

Mostra di Vitali, Lecco

Cari colleghi,

  anche io vi consiglio una mostra. http://www.assedili.lecco.it/files/Mostra/index.htm

Vitali è un artista poliedrico, di recente scoperta, nonstante si dedichi all’arte da diversi anni. Dipinge e realizza stampe di vario genere. Le sue incisioni sono assai rinomate, mentre le tele vengono esposte al pubblico per la prima volta.

E’ un evento più unico che raro per la città di Lecco: l’amministrazione comunale non ha infatti mai organizzato o permesso prima d’ora manifestazioni di tale importanza. Gli interventi si sono limitati a raffazzonate ed insensate raccolte di quadri ed ad inutili tentativi di valorizzazione del patrimonio manzoniano (seppure con risultati scarsi se non nulli).

Ogni domenica, fino alla chiusura della mostra, è possibile usufruire di una visita guidata (ore 17)completamente gratuita e curata da ragazzi che si sono formati per la maggior parte presso la Cattolica. I posteggi per le auto sono abbondanti e di comoda manovra!!!

Durante il Giugno Lecchese, malorganizzata accozzaglia di eventi musicali e teatrali della città, saranno possibili visite gratuite serali.

Ho sentito numerosi pareri e tutti erano concordi con l’affermare la perfetta riuscita della mostra. Anche io mi allineo a questa posizione.

In bocca al lupo per l’esame.

Geo

Sebastiano del Piombo e mostra sull’800

Contributo di Roberta Scirea.

Settimana scorsa sono andata a Roma a vedere Sebastiano del Piombo (‘500) a Palazzo Venezia e una mostra tutta sull”800 alle scuderie del Quirinale. Avrei qualche osservazione da fare legandomi a De Varine in merito agli allestimenti.. Ho trovato con le due mostre la prova visiva delle lamentele dell’autore. Due allestimenti che non potevano tenere più lontano lo spettatore di così!! Per la mostra di Sebastiano ci ha pensato un famoso scenografo tetatrale: su tutto il perimetro di ogni sala c’era una struttura (di velluto grigio scuro) che fungeva da seconda parete, abbastanza profonde e con delle aperture tipo finestre. Queste “finestre” con tanto di davanzale erano aperte su ogni quadro. Peccato che ogni dipinto si poteva vedere solo se ci si metteva esattamente di fronte, altrimenti la struttura copriva tutto. Nessun tipo di confronto tra le opere era possibile! E soprattutto quetsa seconda parete era abbastanza profonda, per cui tra l’osservatore e l’opera c’era questo muro che ti diceva: “Alt!”. Non ci si poteva avvicinare per magari vedere un piccolo particolare o comunque per avere un certo tipo di rapporto col quadro! le sale erano bellissimo da vedere, l’atmosfera suggestiva anche perché ogni sala aveva una illuminazione diversa e molto intensa sul soffitto.(una sala col soffitto illuminato di rosso intenso, una azzurra,una verde e una blu). La mostra dell’880 forse peggio ancora (almeno nell’altra era creato un ambiente senza spazio e senza tempo, fuori da tutto). Qui: pareti giallo canarino, illuminazioni fortissime e non dirette su ogni opere, una luce omogenea per tutto l’ambiente. I dipinti appesi lì così senza un minimo di sforzo(da parte degli allestitori) per cercare di porteli il più “vicino” possibile. Insomma..Ecco un esempio pratico di una delle lamentele di De Varine. Concordo a pieno con lui quando dice che uno dei maggiori problei delle mostre sono questo modo di portele che non va bene per niente: ti tiene lontano, dipinti completamente decontestualizzati. Cosa ti può dare un dipinto appeso lì così? Sì magari con l’allestimento creato dall’architetto con il grande nome, dallo scenografo teatrale ma le opere? In questo modo riesci ad apprezzare solo quei lavori che di danno piacere ma per il dato estetico. E basta però! Opure i capolavori noti che si conosce la storia eccetera.. Altrimenti?! Lo guardi e passi oltre.

Fai il pieno di cultura 2008 in Lombardia

Volevo segnalare un’iniziativa promossa dalla Regione Lombardia e così poiché non vedo nessun riferimento a ciò sul blog la pubblico anche se appena appena in tempo. 

 

Dal 16 al 18 maggio la Lombardia è al centro di Una notte al museo, Oltre il palcoscenico e l’Open day delle Biblioteche, tre eventi culturali riunificati in un’unica grande manifestazione: Fai il pieno di cultura 2008Incontri e spettacoli in luoghi straordinari.

 

Visite guidate, spettacoli dal vivo, eventi cinematografici, pubbliche letture, incontri con autori, arti visive, animazioni e laboratori sono solo alcuni degli ingredienti di un prestigioso evento culturale che valorizza ancora una volta i grandiosi luoghi della cultura lombarda: musei, biblioteche e siti archeologici.

 

Gli spettacoli e le visite guidate saranno in larga parte a ingresso gratuito e biblioteche, musei e centri culturali saranno aperti al pubblico dalla mattina fino a tarda notte. Per maggiori informazioni si può visitare il sito www.lombardiacultura.it

 

Bergamo – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Musei civici, Orto botanico (Bergamo), Museo etnografico dell’Alta Valle Seriana (Ardesio).

Brescia – Palazzo Martinengo Cesaresco (Brescia), Parco Archeologico (Cividate Camuno), Museo etnografico del ferro delle arti e delle tradizioni popolari (Bienno), Museo Camuno (Breno).

Como – Fondazione Antonio Ratti (Como), Raccolta museale della Riserva naturale del Lago di Piano (Carlazzo), Buco del Piombo (Erba), Villa Carlotta (Tramezzo), Museo del ciclismo Madonna del Ghisallo (Magreglio).

Cremona – Museo del Lino (Pescarlo ed Uniti), Osservatorio Astronomico Pubblico (Soresina), Museo Diotti (Casalmaggiore), Palazzo Benzoni (Crema).

Lecco – Musei civici, Museo manzoniano, Galleria comunale d’arte (Lecco), Museo etnografico dell’Alta Brianza (Galbiate)

Lodi – Museo del Tesoro dell’Incoronata (Lodi), Museo del lavoro povero e della civiltà contadina (Livraga), Parco Adda Sud, Parco Ittico Paradiso (Zelo Buon Persico).

Mantova – Casa del Mantegna, Sala dello Zodiaco di Palazzo d’Arco (Mantova), Piazza Ducale (Sabbioneta).

Milano – Strada coperta della Ghirlanda del Castello Sforzesco, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Museo Astronomico, Orto Botanico di Brera, Museo del Cinema Gianni Comencini, Pinacoteca di Brera, Villa Reale (Milano), MIL (Sesto San Giovanni).

Monza e Brianza – Biblioteca italiana per i ciechi Regina Margherita, Museo del Duomo e Cappella Teodolinda (Monza).

Pavia – Museo della scienza e della tecnica elettrica, Museo per la Storia dell’Università (Pavia), Museo archeologico di Casteggio e dell’Oltrepò pavese, musei di arte e storia contadina della Lomellina.

Sondrio – Museo di storia e arte valtellinese (Sondrio), Museo storico etnografico e naturalistico della Val Codera.

Varese – Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea del Castello di Masnago, Villa Recalcati (Varese), MAP Museo Arte Plastica (Castiglione Olona).

 

Lara Pieri