ACQUE, PONTI E FONTANE PER IL TERRITORIO TRA ’500 E ‘800 (Archivio di Stato di Bescia)

Contributo di Enzo Puglisi.

“Settimana della Cultura” e “Giornata di Primavera del FAI”

Ricollegandomi al tema dell’inizio della lezione del 7 aprile, ho pensato di porre a confronto l’analisi di due beni che ho avuto modo di visitare grazie alle due diverse iniziative: “Settimana della Cultura” e “Giornata di Primavera del FAI”.

Tengo a precisare che, mentre alla prima ho partecipato esclusivamente come visitatrice, alla seconda sono invece intervenuta attraverso uno stage, collaborando alla formazione degli “Apprendisti Ciceroni”, quindi i punti di vista sono un po’ diversi.

SETTIMANA DELLA CULTURA:

Castello Visconteo di Galliate (31 marzo 2008)

Il castello sorse a partire dal 1476 per volere di Galeazzo Maria Sforza, sulle basi di una precedente fortezza viscontea risalente alla fine del Duecento.

Il complesso è veramente imponente: la pianta a forma di quadrilatero misura 108×80 m. ed è circondata da un ampio fossato; quattro torri sorgono agli angoli, mentre altre due trovano posto sui lati maggiori e accolgono le porte principali d’ingresso. Le mura, che nel lato ovest sono sostituite da fabbricati moderni, presentano merlature ghibelline .

Restano pochissime tracce della decorazione rinascimentale, mentre alcune sale dell’ala sud-ovest, ora adibite a biblioteca, presentano decorazioni ad affresco e in stucco realizzati a partire dal Seicento.

Nell’ala est sorgono un portico in stile neorinascimentale e un salone, ottocenteschi, oggi proprietà comunale, come gran parte del complesso; retaggio del frazionamento della fine dell’Ottocento, resta di proprietà privata la zona centrale del castello.

In una delle sale era inoltre allestita una mostra intitolata “Tra poesia e sogno” dedicate ad alcune tavole di Michele Ferri.

Ho deciso di visitare questo bene perché non molto lontano alla zona in cui abito e perché né io, né le persone che mi hanno accompagnato, avevamo avuto occasione di ammirarlo.

Ho scoperto dell’apertura del castello nel sito del ministero, ma le informazioni sugli orari della visita e circa l’obbligo di prenotazione non erano chiari, inducendomi a chiamare il numero legato al castello per avere chiarimenti.

Ho raccolto notizie più dettagliate nel sito del comune di Galliate. Da notare che in questo sito, la notizia della vista guidata gratuita era riportata, con un breve accenno alla “X Settimana della Cultura”.

I costi affrontati sono stati veramente minimi, solamente il costo della benzina per il trasporto.

Per l’occasione era gratuito anche il parcheggio.

Il costo della visita normalmente sarebbe di 6,00 euro (per i giovani fino a 19 anni 5,00 euro, mentre sotto i 14 anni gratuito) comprensivo però della visita al Museo Angelo Bozzola, comprendete opere di scultura, pittura e grafica di questo autore contemporaneo, che però non era compreso nella visita offerta in occasione della “Settimana della Cultura” (era addirittura chiuso). Calcolando che il prezzo della visita del solo Museo sarebbe di 2,50 euro, penso che un ipotetico biglietto d’ingresso al Castello a 3,50 euro, sarebbe decisamente vantaggioso per il fruitore; non mi esprimo sul prezzo complessivo, non avendo potuto visitare il Museo.

Chiedendo alla guida, ho scoperto che la visita a pagamento attira mediamente una decina di visitatori; la prospettiva di un tour gratuito ne ha richiamati ben 23; calcolando che qualche persona si è aggregata dopo che il percorso era già iniziato, si giunge ad una affluenza quasi tripla rispetto alla norma.

Poche persone sembravano al corrente dell’iniziativa legata alla “Settimana della Cultura”, nemmeno citata dalla guida (che però ne era al corrente). Sono rimasta sorpresa nel non vedere nemmeno una locandina legata all’evento, il cui logo ricorreva solamente nella cartolina legata alla presentazione della mostra su Michele Ferri.

La valutazione dell’evento a mio giudizio può ritenersi positiva e le informazioni mi sono sembrate esaustive, mi è spiaciuto che la guida non abbia fornito neppure minime indicazioni sulla mostra su Michele Ferri, che comunque faceva parte della visita.

Nel complesso posso dire che l’iniziativa ha avuto il merito di avvicinare un buon numero di persone al bene, in virtù dell’ingresso gratuito, ma senza creare nessuna consapevolezza dell’evento.

GIORNATA DI PRIMAVERA DEL FAI:

Chiesa di S. Antonio Abate (5-6 aprile 2008)

Il complesso che accoglie la chiesa nasce come ospedale alla fine del XII secolo; col trascorrere dei secoli, passando sotto il patronato dei frati antoniani, di alcune nobili famiglie milanesi e dei padri teatini, si arricchisce con la costruzione del campanile della metà del Quattrocento e dei due chiostri cinquecenteschi.

La chiesa assume la struttura attuale, a navata unica con tre cappelle per lato e profondo presbiterio, alla fine del Cinquecento, per iniziativa dei Teatini. L’apparato decorativo è estremamente ricco, di gusto tipicamente barocco, caratterizzato dalla presenza di molti stucchi dorati; la volta è interamente affrescata con episodi dedicati alla Storia della Vera Croce, nella navata (fratelli Carlone, 1630 c.), e a Storie di S. Antonio, nel presbiterio (Moncalvo, post 1610).

Le cappelle dedicate alla Passione e Ascensione, all’Annunciazione e all’Immacolata, a S. Gaetano da Thiene e a S. Andrea Avellino (importanti esponenti dell’ordine Teatino), presentano tele di grandissimi pittori attivi a Milano, tra cui Giulio Cesare e Camillo Procaccini, Cerano, Ludovico Carracci, Morazzone, Bernardino Campi e Giovanni Ambrogio Figino.

Nella chiesa è inoltre presente un bellissimo organo settecentesco, le fonti documentarie dimostrano che nel 1773 venne suonato addirittura da Mozart.

La scelta è stata motivata dalla decisione di svolgere uno stage con il FAI.

Il bene si trova in una zona centrale di Milano, facilmente raggiungibile dai mezzi pubblici.

L’evento è stato ampiamente segnalato: gli aderenti al FAI ricevono i programmi direttamente a casa, a Milano si trovavano manifesti e depliant informativi, la notizia è stata segnalata su riviste, quotidiani, da programmi e spot televisivi, anche su internet.

La visita era gratuita, ma si chiedeva una piccola offerta (2 euro) in cambio di un gadget (braccialetto).

Si sostenevano sicuramente costi indiretti legati agli spostamenti e alle eventuali necessità di ristorazione.

I visitatori nella gran parte hanno dato una risposta positiva all’evento, ovviamente ci sono state della lamentele per la lunga coda, ma accompagnate dalla consapevolezza che l’unica soluzione (anche proposta da alcuni) era di ripetere l’iniziativa in altri momenti dell’anno. I visitatori chiedevano spesso informazioni circa gli orari di apertura della chiesa e la volontà di tornare ad ammirarla.

A mio parere, un ulteriore elemento positivo è stato il coinvolgimento degli “Apprendisti Ciceroni”, studenti del liceo che, svolgendo l’attività di guide, hanno potuto acquisire una maggior consapevolezza dell’importanza della valorizzazione del patrimonio artistico.

Personalmente ho avuto modo di svolgere ricerche approfondite su un bene, collaborare alla formazione dei ragazzi e partecipare all’organizzazione dell’evento.

Credo che per una visita guidata di circa un’ora nell’intero complesso sarei disposta a spendere tra i 3 e i 5 euro.

Concludendo con una comparazione diretta dei due eventi, direi che in entrambi i casi c’è stata una buona risposta di pubblico, oserei dire ottima nel caso della “Giornata di Primavera”, che però è stata molto più sponsorizzata.

La “Settimana della Cultura” è passata un po’ in sordina, ma comunque ha attirato un buon numero di visitatori, alcuni dei quali si mostravano intenzionati a tornare.

Bisogna inoltre tener conto dell’oggettiva differenza di esposizione al pubblico che riceve un evento svolto nella città di Milano e uno invece che ha luogo in una cittadina di provincia.

Un’altra differenza da evidenziare è comunque il fatto che il FAI, cerca di coinvolgere i visitatori come veri “mecenati”: ciò, da un lato, si rende necessario per la vita dell’associazione stessa, e dall’altro contribuisce ad alzare il grado di consapevolezza del pubblico, facendolo sentire molto più coinvolto in prima persona.

Paola Borsa

Confronto settimana della cultura e giornate FAI

Inserisco qui le slide presentate a lezione sul confronto tra la settimana della cultura e le giornate Fai.

Grazie ancora per la vostra partecipazione e i vostri interessanti contributi.

Martina Berner

clicca qui

Analisi individuale: Museo d’Arte e Scienza

Il Museo d’Arte e Scienza si trova nel pieno centro di Milano, presso il Castello Sforzesco. Nonostante le sue apparenti piccole dimensioni ha offerto ai suoi visitatori durante la settimana della cultura ben tre percorsi che si snodano sui due piani del museo, sopratutto nel pianterreno, dove le numerose piccole sale si rincorrono l’una dopo l’altra dando un’idea di continuità e una piacevole atmosfera.

Il museo si presenta con il motto: “dove arte e scienza si incontrano” ed infatti non solo le sale espositive ma anche i laboratori degli esperti sono aperti alla curiosità del visitatore. Il museo è dotato di laboratori scientifici al servizio dei collezionisti e degli operatori nel campo dell’arte ed eccezionalmente aperti alle scuole con spiegazioni e dimostrazioni pratiche.

I tre percorsi sono accompagnati da materiale didattico che esplica le opere e le ricerche e consente una fruizione attiva, attraverso stazioni interattive dove si può materialmente provare a mettersi nei panni dello scienziato o sperimentare su modellini le opere dell’ingegno esposte, sono ulteriormente completati da visite guidate in precisi giorni ed orari; tali percorsi riguardano:

  • Leonardo da Vinci cittadino di Milano: un’ampia panoramica dell’operato svolto da Leonardo alla corte degli Sforza, presentato attraverso gli appunti più significativi raccolti nel “Trattato della Pittura”;
  • Autentico o Falso? interessantissima opportunità di imparare a distinguere oggetti da copie e falsi con divertenti test station;
  • Arte extra-europea in particolare vita e arte nell’Africa Nera e arte Buddista: due mostre suggestive, che offrono spunti per comprendere le curiosità delle tradizioni di alcune tribù, della posizione sociale della donna e degli oggetti di uso quotidiano così come lo spirito di una religione nata in luoghi tanto lontani da noi ma che ci ha conquistati.

Non vivendo a Milano ho dovuto operare una scelta in modo da poter visitare il più possibile in una sola giornata; così ho individuato eventi a me più congeniali e sopratutto, a livello pratico, che fossero raggruppati nella stessa zona. Purtroppo non mi è stato possibile partecipare alla visita guidata al Palazzo Litta in quanto le prenotazioni erano esaurite ma ho visitato con piacere le due mostre al Castello Sforzesco: “Comunicazione publicitaria, grafica e arte. La raccolta Bertarelli 1927/2007″ e ” Gioiello italiano contemporaneo”; sebbene queste mostre fossero molto belle ed interessanti, è stato il Museo d’Arte e Scienza a colpire la mia attenzione ed a occupare gran parte del mio tempo per la sua straordinaria e originale offerta. Il percorso su Leonardo da Vinci era ben strutturato e presentava l’artista non con le sue opere più celebri, anche se riferimenti alla Monnalisa e all’Ultima Cena erano d’obbligo per comprendere le sue tecniche pittoriche; sono stati però gli altri due percorsi a convincermi, in quanto l’esposizione “VIta e Arte nell’Africa Nera” è una delle maggiori mostre permanenti italiene e , insieme con “Arte Buddista”, sono temi nuovi che non ho mai avuto la possibilità di conoscere ed approfondire in quanto poco trattati in Italia, non essendo tipici della nostra cultura; “Autentico o Falso?” è unica nel suo genere in quanto specifica del museo e della sua attività e per queato motivo un’occasione da non perdere!.

Trovo l’idea di una settimana interamente dedicata alla cultura utile e bellisima (anche se poco pubblicizzata!) perchè credo avvicini a questo mondo meraviglioso un pubblico ampio, composto anche da tutti coloro che non ne sono affascinati ma che trovano in questa iniziativa la possibilità di conoscerlo. Non ci rendiamo conto di vivere in un museo a cielo aperto: la settimana della cultura ci permette di apprezzare i luoghi dove viviamo, di guardare con occhi diversi le nostre città e ci consente di soffermarci su scorci che l’abitudine e la routine della vita quotidiana non ci consente di ammirare.

Dap: il costo per l’ingrsso al museo d’arte e scienza è di 8 euro con possibili riduzioni, penso sarei disposta a pagare questo prezzo per un museo e per un’offerta di questo genere.

Costi: euro 7 biglietto del treno, tutti gli eventi visitati erano gratuiti, pranzo al sacco al parco complice la stupenda giornata!

Risultati questionario settimana della cultura

1.Eri già a conoscenza dell’iniziativa prima di sentirne parlare a lezione?
Answer Count
21
(54%)
No 18
(46%)
2.Come valuti il modo in cui l’iniziativa è stata promossa e comunicata?
Answer Count
Non sono in grado di valutare 3
(8%)
Poco Adeguato 21

(54%)

Eccellente 2
(5%)
Pessimo 2
(5%)
Adeguato 11
(28%)
3.A quale tipo di pubblico ritieni che l’iniziativa si rivolga principalmente?
Answer Count
Studenti 8
(21%)
Professionisti / esperti del settore 5

(13%)

Turisti 4
(10%)
Pubblico generico 22
(56%)
Q.4In che misura ritieni che una iniziativa come questa possa contribuire alla valorizzazione del patrimonio culturale italiano?
Answer Count
Poco 4
(10%)
Molto 18
(46%)
Abbastanza 17

(44%)

Per niente 0
(0%)
Q.5Quale tipo di attività prevista dal programma ritieni più interessante?
Answer Count
Visite 38
(97%)
Convegni / conferenze 1
(3%)
Q.6Pensi di partecipare a visite / eventi previsti dal programma?
Answer Count
38
(97%)
No 1

(3%)

Visita alla Broughton House

Visita del 29 Marzo 2008

Premessa: purtroppo non ho potuto partecipare alle iniziative proposte durante la “Settimana della cultura”. Ho infatti colto l’occasione delle vacanze pasquali per concedermi un piccolo viaggio di piacere. Destinazione: Scozia. In realtà avrei voluto seguire l’incontro al Convegno tenutosi a Brera Lunedì 31 Marzo sulle tecniche di conservazione delle opere d’arte contemporanee. Arrivata a Brera ho però scoperto (come tanti altri) che si sarebbe dovuto prenotare, cosa che non era menzionata nella brochure che avevo recuperato in Università. Cosa ancora più sconcertante è stato sapere che altri studenti, lì presenti, avevano contattato gli uffici di Brera dai quali era stato assicurato che nessuna prenotazione era necessaria. In molti siamo così tornati a casa con “la coda tra le gambe”, delusi dalla pessima organizzazione. Sarei curiosa di sapere se qualcuno di voi è riuscito ad entrare e se ha effettivamente prenotato…

Così, sfumata l’unica possibilità di scrivere riguardo a una iniziativa della “Settimana della cultura”, dedicherò le prossime righe alla descrizione di una visita effettuata durante il mio soggiorno nella regione di Dumfries&Galloway, nel Sud della Scozia.

Sabato 29 Marzo, scoraggiati da un cielo plumbeo e da un’incessabile pioggia, abbiamo deciso di optare per un’attività “al chiuso e all’asciutto”. Dopo aver consultato guide e siti Internet, abbiamo fatto rotta a sud-ovest, verso una piccola ma adorabile cittadina chiamata Kirkcudbright, per visitare Broughton House, la casa muso di Edward Atkinson Hornel, un importante e talentuoso pittore scozzese di fine XIX secolo. All’arrivo siamo stati accolti da tre sorridenti signore “very british” che ci hanno illustrato brevemente il percorso da seguire e ci hanno fornito qualche informazione sulla storia della casa che, perfettamente conservata, presenta tutti gli interni originali. La nostra visita è iniziata dalla Hall a pian terreno, un tempo adibita a soggiorno; abbiamo continuato attraverso la Galleria, una lunga stanza rettangolare, progettata nel 1909 dall’architetto di Glasgow, John Seppie. La sala era stata principalmente ideata per esporre le opere di Hornel, ma ben presto divenne il luogo dove il pittore amava intrattenersi con i suoi ospiti. E’ stata poi la volta dell’atelier, un vero e proprio laboratorio dove sono conservati tutti gli attrezzi del mestiere: cavalletti, pennelli, colori, cornici, dipinti finiti, altri incompleti e alcune tele solo abbozzate. Al piano superiore è stato possibile vistare lo Studio dove Hornel si dedicava alla lettura, la Library e la Dining Room. Quest’ultima è davvero strabiliante: così fornita da essere stata, intorno al 1950, la biblioteca cittadina. La casa svolgeva dunque una duplice funzione: privata, in quanto luogo familiare, e pubblica, in quanto biblioteca. La visita si è poi conclusa nel semi-interrato, ai tempi destinato alla lavanderia, alla dispensa e alla cucina (dove sono ancora conservati i piatti che il pittore aveva portato a casa dai suoi frequenti viaggi in Oriente). L’ultima tappa è stata il grande e curatissimo giardino che abbiamo però percorso in tempi rapidissimi vista la pioggia incessante!

La casa-museo è un bene importante per la storia locale: Hornel faceva infatti parte di un gruppo di artisti denominati Glasgow Boys che, all’inizio del 1900, divennero un gruppo-leader per la pittura scozzese. Oltre ad Hornel altri si trasferirono a Kirkcudbright, da quel momento famosa come “città dei pittori”. Ancora oggi vi abitano molti artisti e numerose gallerie e spazi espositivi sono stati aperti. Credo che la casa di Hornel oltre a testimoniare un momento fondamentale per la storia della pittura scozzese, mantenga viva la tradizione del paese in cui si trova che, ancora oggi, continua ad essere considerato un importante centro artistico.

Ho riscontrato diversi fattori positivi che hanno reso la visita piacevole ed interessante:

a) Ho trovato curiosa la modalità con cui il materiale informativo è stato “distribuito”. Non si è trattato semplicemente di leggere una brochure o di ascoltare una audio-guida. All’ingresso ci è stata consegnata una busta blu sulla quale era stampata la piantina della casa. Il nostro compito era di riempire la busta: in ogni locale infatti erano collocati, su banchetti predisposti, dei fogli illustrati recanti la descrizione della sala stessa. Così, entro la fine del percorso, avevamo collezionato tanti fogli quante le stanze viste. Una modalità efficace: non solo rende il visitatore curioso e “attivo”, ma gli permette di tornare a casa con un “gadget” che lui stesso ha, in qualche modo, realizzato e non si è limitato a comprare al bookshop. Al materiale cartaceo, inoltre, è stato affiancato quello multimediale: video sulla vita dell’artista e postazioni pc per “navigare” all’interno della casa e per visualizzare l’intera produzione artistica del pittore.

b) Mi ha colpito la capacità di ricavare spazi adibiti alla biglietteria, al bookshop e agli strumenti informatici, riuscendo a mantenere inalterati gli spazi originali e l’atmosfera della casa.

c) Ho riscontrato la volontà di rendere la casa-museo un luogo “vivo”: non solo contenitore di memorie e storie passate, ma anche spazio per le nuove tendenze. Infatti nella Galleria, insieme ai lavori di Hornel, vi sono temporaneamente esposti dei quadri di un artista scozzese contemporaneo, Ewan McClure, il quale ha rappresentato in molti dei suoi quadri gli interni di Broughton House. Il pittore aveva infatti richiesto di poter utilizzare l’atelier di Hornel come luogo per dipingere e, ricevuta risposta positiva, ha lavorato lì per un certo periodo di tempo.

d) Un ultimo aspetto da non sottovalutare: l’accoglienza. La cordialità degli “ospitanti” è stata eccezionale: sorridenti, preparati e pronti a rispondere a dubbi e quesiti. Ben lontani insomma dall’immagine di annoiati custodi che siedono stanchi nell’angolo di una stanza.

L’ingresso sarebbe di 8 sterline (circa 12 euro), ma, ottenuto uno “sconto famiglia”, ne abbiamo spese 5 (circa 7.50 euro). I musei in G.B sono gratuiti ma Broughton House è un bene del National Trust for Scotland, una associazione che protegge il patrimonio culturale e sopravvive grazie a donazioni. Non si può dire il biglietto sia stato economico (e 8 sterline avrebbero scoraggiato chiunque!), ma per l’accoglienza, il fascino della casa e il mix di elementi a cui ho accennato prima, posso dire solo una cosa: ne è valsa la pena e lo rifarei.

Ho visto che alcuni di voi hanno caricato delle immagini. All’interno della casa non era possibile scattare foto e nel giardino abbiamo evitato visto il tempo infame. Se ho stimolato anche solo un pochino la vostra curiosità, vi rimando al sito del National Trust for Scotland dove, oltre a trovare informazioni sull’associazione, potrete vedere alcune immagini degli interni della casa: http://www.nts.org.uk/Property/14/

Irene Mariani

L.S Storia dell’arte

LISSONE. MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA

Visita alla Collezione Permanente e alla mostra “Ezio Gribaudo e le stanze delle meraviglie”
Contributo di Vera Dell’Oro.

Nel 2000 è stata inaugurata la sede del museo d’arte contemporanea di Lissone. La Galleria raccoglie un folto nucleo di quadri contemporanei premiati e acquistati durante gli anni del Premio Lissone che, iniziato nel 1946 e conclusosi nel 1967, ebbe dapprima carattere nazionale e dal 1953 divenne internazionale.
La collezione permanente comprende opere che si riallacciano all’astrattismo classico ed al neoconcretismo, altre alla pittura informale, gestuale e materica, altre ancora si riportano alla pittura del segno, alla nuova figurazione ed alla pittura post-espressionista d’immagine. Oltre a opere di grandi artisti italiani come Birolli, Morlotti, Moreni, Vedova, Francese, Dorazio, Scanavino, Romiti, Vaglieri, Adami, Schifano ed altri grandi maestri della pittura, una particolare sezione è dedicata alla vita e all’opera di Gino Meloni.
Attualmente la sede ospita la mostra retrospettiva di Ezio Gribaudo, interessante artista italiano contemporaneo, fino a pochi giorni fa a me sconosciuto.
Ho colto l’occasione dell’iniziativa proposta a lezione per visitare il museo di Lissone in quanto ne avevo sentito parlare positivamente ma non ci ero mai stata dato che, pur essendo piuttosto vicino a casa mia (15 km), il più delle volte, quando programmo di visitare una mostra finisce che mi ritrovo a voler partecipare a quelle che sono sponsorizzate come grandi eventi, per lo più a Milano o a Como.
Sono invece rimasta piacevolmente stupita dall’organizzazione di questo piccolo museo, ben concepito come sede espositiva e organizzato dal punto di vista dei servizi e del percorso didattico che, a differenza di altre rinomate pinacoteche, mi ha veramente lasciato qualcosa (forse ciò è stato favorito anche dalla quasi totale assenza di pubblico).
L’ingresso alla raccolta civica è libero tutto l’anno, ciò nonostante, anche durante la settimana della cultura l’affluenza è stata piuttosto scarsa. Questo fattore mi fa pensare che l’iniziativa promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali sia rimasta alla mercè di un pubblico elitario, già abituato a visitare convegni e musei di vario tipo, quando forse avrebbe dovuto coinvolgere in vari modi una più ampia cerchia di persone. Probabilmente l’iniziativa non è stata sufficientemente pubblicizzata in quanto, anche analizzando target differenti, ho riscontrato che per esempio tra gli appassionati di cinema non erano in molti a sapere che giovedì sera l’ingresso alle sale costava un euro.
Tornando al museo di Lissone devo ammettere che la visita è stata un’esperienza molto positiva che probabilmente se non fosse stato per questa iniziativa avrei continuato a rimandare nonostante l’ingresso libero.
Facendo un breve bilancio l’unica spesa affrontata è stata quella per il carburante che secondo il sito www.viamichelin.it (sono una donna e queste cose non le so) ammonterebbe a circa 4 euro.
Quel che è certo è che probabilmente tornerò in questa sede a visitare altre mostre temporanee.

Vera Dell’Oro

Tutti al cinema al costo di un euro..

Locandina Onora il padre e la madre

In occasione della settimana della cultura diversi sono stati gli eventi che mi hanno vista partecipe (visita a Villa Litta con le mie amiche Valentina e Roberta, visita al Castello Sforzesco..)tra questi anche la visione di un film al costo di un solo euro .Il film che ho scelto è stato “Onora il padre e la madre” (di Sidney Lumet) ..presso il Medusa multisala di Rozzano. Questa è la trama in breve: il tutto gira intorno a due fratelli, Andy e Hank, che vivono in serie difficoltà economiche. Il maggiore, Andy, escogita un piano: svaligiare la gioielleria dei loro genitori durante il turno di una anziana e indifesa signora. Ma quella che doveva essere una semplice operazione senza pistole né violenza va storta nel momento in cui Bobby, il ladruncolo ingaggiato per dare una mano nella rapina, cambia le carte in tavola… (il finale sarà meglio non raccontarlo!)So che con i beni culturali di cui ci stiamo occupando a lezione potrebbe calzare ben poco poiché quest’iniziativa del Mibac riguardava lo spettacolo più che i beni culturali (del codice Urbani, ad esempio)ma, al giorno d’oggi, anche il cinema è una forma d’arte? O no?Abbiamo musei del cinema anche in Italia (non bisogna arrivare per forza ad Holliwood)..possiamo ricordare :

Oltre tutto i documentari, il cinema, gli audiovisivio rappresentano una delle fondamentali forme espressive attraverso le quali il Novecento ha fissato la propria memoria storica, sociale, politica, artistica in un immenso patrimonio di immagini che è doveroso archiviare, catalogare, studiare e tenere vivo alle nuove generazioni come uno tra i più straordinari Beni Culturali di questo secolo. Per quel che concerne i costi, come anticipavo prima, era davvero un’occasione da non perdere, solo un euro in luogo di 7.50 euro, in più ,per me, c’è stato solo il costo della benzina dal momento che non ho scelto come location milano (in quel caso non avrei avuto costi aggiuntivi dato che già possiedo l’abbonamento mensile ai mezzi pubblici). C’è da dire, comunque, che i cinema hanno provveduto da soli alle esigenze di noi ragazzi tant’è che hanno fissato un giorno (solitamente il marted’) in cui gli studenti hanno il prezzo del biglietto d’ingresso ridotto. L’iniziativa da parte mia, in ogni modo, è stata più che gradita..e complessivamente è stato gestito bene anche il gran numero di persone presenti al medusa multisala di Rozzano tant’è che per l’occasione sono stati anche disponibili ulteriori posti auto.

Valentina Morena

I giardini della Villa Reale di Monza

Visita ai giardini della Villa Reale di Monza 

Domenica 30 marzo 2008, h. 11.00

 Descrizione delle caratteristiche del bene culturale

Ville e parchi aperti della Rete ReGIS: Giardini della Villa Reale di Monza, aspetti botanici e culturali del giardino piermariniano

Promosso da:
Soprintendenza beni architettonici e paesaggistici di Milano, in collaborazione con Centro Documentazione Storica, Villa Ghirlanda Silva, Cinisello Balsamo
Data Inizio: 30/03/2008
Data Fine: 30/03/2008
Costo del biglietto: gratuito
Riduzioni: gratuito
Prenotazione: Nessuna prenotazione
Città: Monza
Luogo: Giardini di Villa Reale
Proprietà: Comunale
Indirizzo: viale Brianza
Provincia: Milano
Regione: Lombardia
Orario: 11.00-15.00
Telefono: 02 66023550/535
Fax: 02 66023514

La Villa Reale di Monza è un grandioso palazzo costruito per volere degli Asburgo d’Austria nella seconda metà del XVIII secolo, la cui edificazione si è prolungata attraverso diverse fasi dal 1777 al 1870.

Il progetto originario del complesso, comprendente la villa e i giardini, è dovuto a Giuseppe Piermarini, Imperial Regio Architetto, figura celeberrima nell’ambito del Neoclassicismo lombardo. L’imperatrice Maria Teresa d’Austria gli affida la realizzazione del palazzo, da adibire ad abitazione di campagna per il figlio, l’Arciduca Ferdinando, allora residente a Milano, poiché governatore della Provincia.

La pianta a U è tipica delle ville lombarde: l’impianto consta di un corpo centrale, di rappresentanza, da cui si dipartono due ali laterali, poste ad angolo retto, che accolgono le stanze padronali e degli ospiti, cui si aggiungono altri corpi di fabbrica destinati alla servitù, alle stalle e agli attrezzi.

Con l’arrivo dei Francesi a Milano, e la successiva incoronazione di Napoleone nel 1805, la villa passa dagli Asburgo d’Austria al cognato di Bonaparte e viceré di Francia, Eugène de Beauharnais, che la fa ampliare con l’aggiunta della Cavallerizza e del Teatrino di Corte.

L’odierno ingresso della Villa Reale su Viale Regina Margherita è rivolto a ovest, ed è preceduto dal cortile d’onore, collocato tra i due bracci laterali dell’edificio, e racchiuso da un cancello decorato da lance dorate. La facciata principale è caratterizzata da una scalinata centrale e da una terrazza, nonché dall’apertura di molte finestre, presenti lungo tutto il perimetro dell’edificio, poiché peculiari dello stile neoclassico.

Il prospetto rivolto verso i giardini sul lato est è anch’esso preceduto da una scalinata scenografica, poiché originariamente questo doveva essere l’ingresso monumentale alla residenza.

Infine, all’estremità dell’ala sinistra dell’edificio, si trova la Cappella, con pianta a croce greca, sempre su progetto di Piermarini.  

L’architetto teresiano si occupa anche dei giardini retrostanti la villa, che si estendono per quaranta ettari: originariamente essi nascono dalla fusione tra giardino all’italiana e giardino all’inglese. Il primo è caratterizzato da parterres di forma geometrica precisa, eredi dei giardini quattrocenteschi particolarmente in voga presso le Ville Medicee, e poi sviluppatisi lungo il corso del XVI e XVII secolo specialmente nell’Italia centrale, e imitati in seguito oltralpe dai Francesi. Il giardino all’inglese è invece volutamente lasciato in maniera apparentemente incolta, a rappresentare una natura incontaminata e non ancora corrotta dall’intervento umano.

I giardini progettati da Piermarini sono quindi anticamente divisi in parterres all’italiana, giardino all’inglese, frutteti e orti botanici, decorati da ruderi provenienti da Milano, e abbelliti da laghetti (oggi ne è visibile solo uno) e abitati da varie specie animali.

Solamente in epoca ottocentesca, ai giardini si aggiunge il Parco di Monza per volere di Napoleone, che fa inoltre costruire il lungo viale prospiciente la villa (attuale Viale Cesare Battisti), che la collega a Milano, e che ancora oggi funge da ingresso scenografico alla residenza, riecheggiando celeberrimi esempi francesi quali Vaux-le-Vicomte e Versailles.

Le ultime fasi costruttive della villa risalgono alla seconda metà del XIX secolo: nel 1859 il palazzo passa ai Savoia, che lo modificano e ampliano secondo lo stile neobarocco in voga all’epoca.

Lungo i quarant’anni successivi i Re d’Italia prediligono la villa di Monza come residenza estiva, fino all’anno 1900, quando re Umberto I è ucciso dall’anarchico Gaetano Bresci proprio su Viale Cesare Battisti, nel luogo che oggi ospita la Cappella Espiatoria, edificata per commemorare il tragico evento.

Da allora la Villa Reale e i suoi giardini sono stati abbandonati all’incuria più totale, in cui versano tuttora, nonostante alcune sale di rappresentanza, il Teatrino di Corte e la Cappella siano aperti per visite guidate su prenotazione, e il Serrone sia adibito a ospitare mostre di vario genere. I giardini non conservano invece nulla dell’aspetto originario, se non l’impianto all’inglese, esteso a tutta la proprietà, e uno dei laghetti, su cui si affaccia un tempietto neoclassico oggi imbrattato da scritte a spray.

Negli ultimi anni si sono succeduti diversi concorsi per la progettazione di seri lavori di restauro, ma fino ad oggi il Comune di Monza e la Provincia di Milano non sono approdati a nulla.

 Motivazione della scelta

Ho deciso di partecipare alla visita guidata ai giardini della Villa Reale per la vicinanza con il bene culturale, poiché abito a Monza. Mi interessava inoltre acquisire conoscenze sui giardini, in quanto generalmente aperti al pubblico liberamente, senza visita guidata.

Ho ricercato i materiali on-line, collegandomi al sito del Ministero, attraverso il link disponibile sul nostro blog.

 Costi

I costi sostenuti sono stati quelli della benzina.

 Valutazione dell’esperienza

Per quanto riguarda la visita ai giardini, penso sia stata molto interessante l’introduzione storico-artistica fornita da un architetto in merito non solo ai giardini, ma anche alla villa, piuttosto che la spiegazione forse troppo specialistica di un botanico riguardo alle diverse specie di piante presenti nel parco.

Nel complesso sono rimasta soddisfatta, data anche la bella giornata, ma mi preme sottolineare la disorganizzazione degli “addetti ai lavori”.

Come da sopra, si può vedere che i dati forniti dal sito del Ministero indicano che la visita non necessitava di alcuna prenotazione. Poiché non sono andata da sola, e avevo bisogno di alcune informazioni relative agli orari, ho preferito telefonare al numero indicato sulla scheda. Il numero fa in realtà riferimento a un ufficio avente sede a Cinisello Balsamo, che non conosce nulla riguardo la visita ai giardini della Villa Reale, quindi rimanda alla Pro-Monza, con sede a Monza.

Contattando la Pro-Monza sono stata informata del fatto che il sito del Ministero fornisce indicazioni errate (chi ha ragione?), poiché è necessaria la prenotazione, e le visite non si svolgono ad orario continuato dalle 11.00 alle 15.00, bensì ALLE 11.00 e ALLE 15.00.

Chiedendo inoltre quale fosse il punto di ritrovo, mi è stato detto la Porta Gotica in Via Boccaccio (di recente restaurata), quando invece era la semplice entrata ai giardinetti 50 metri prima. La guida si è scusata con i visitatori per il disguido …

A questo punto aggiungerei, ai costi della benzina, quelli del cellulare!

 DAP

Normalmente per compiere una visita guidata al complesso i visitatori pagano 5€. Penso che tale prezzo sarebbe accettabile se la villa e i giardini fossero mantenuti decorosamente. Come già accennato in precedenza ritengo che lo stato di conservazione in cui versano i giardini, e ancora di più la villa, sia pietoso, e che sia una vergogna che una città d’arte come Monza non tuteli né valorizzi un gioiello quale la Villa Reale, tanto più che nel 2009 sarà istituita la nuova provincia di Monza e Brianza.  

Non bisogna certo sottovalutare che l’incuria per molti anni è dipesa dall’abbandono subìto dalla residenza in seguito all’uccisione di Umberto I, però è altresì necessario che il Comune di Monza e i soggetti direttamente interessati si mobilitino seriamente per il restauro da anni paventato, in quanto il rinnovamento del complesso attrarrebbe nel futuro capoluogo lombardo una maggiore quantità di turisti, il che andrebbe a beneficio dell’intera economia brianzola.

Anche perché il caso della Villa Reale di Monza non regge il confronto con le altre residenze sabaude recentemente restaurate a Torino e nelle province limitrofe, quali Venaria Reale, Stupinigi, Racconigi e Aglié, che ho tutte visitato poco tempo fa, riscontrando di persona una impressionante affluenza di pubblico, e che sono anche utilizzate come location di prestigio per produzioni televisive. Un esempio altrettanto celebre è il Castello di Rivoli, altra residenza sabauda, rimasta incompiuta, che oggi è sede di uno dei più importanti musei d’arte contemporanea in Italia.

Sarebbe bello, nonché utile, per Monza, prendere esempio dall’esperienza piemontese, al fine di valorizzare un magnifico capolavoro dell’architettura neoclassica, che è testimonianza dell’avvicendarsi di imperi e regni che hanno fatto la Storia d’Italia.

Francesca TROVALUSCI

LS Storia dell’Arte

Italia chiama Valencia

Come poter rinunciare ad un viaggio Low Cost a Valencia, terza città per popolazione di Spagna, senza avere il rimorso per questo “tradimento” annunciato alla Settimana della Cultura?

Niente paura, sfruttiamo a dovere l’ingresso di 1 Euro al cinema sotto casa e poi via, per un viaggio tanto atteso  quanto sorprendentemente inaspettato.

Non so quanto questa mia esperienza possa rientrare nelle richiesta di una specifica analisi e commento per una mostra o evento visitato durante la settimana della cultura; ma, visto l’importanza di un blog  al fine di scambiarsi opinioni, e soprattutto dopo la lettura dei libri di Settis e in particolare di Kerbaker,  credo possa aiutare ad ampliarne la panoramica e comprendere meglio alcune problematiche che forse proprio guardando oltre i nostri confini ci appaiono più chiare.

La mia analisi non vuole essere assolutamente la descrizione di un viaggio ma vuole approfondire aspetti  che spesso non vengono evidenziati  legati alla fruizione dei beni culturali in genere.

Più o meno tutti noi abbiamo viaggiato con voli a basso costo ed alloggiato in ostello, quindi sorvolo sulle enormi possibilità che si aprono per  viaggiare ed accrescere i nostri bagagli culturali.

Devo però soffermarmi sulla prima cosa che colpisce subito all’aeroporto di Valencia; lì si trova il primo dei numerosi uffici turistici della città; con 18 Euro si acquista un ticket che permette di viaggiare con tutti i mezzi pubblici ininterrottamente per 3 giorni e di visitare la maggior parte dei musei della città gratuitamente o con una notevole riduzione di prezzo.

Come se non bastasse, da lì parte una linea metropolitana che porta al centro città, vi lascio immaginare la differenza qualitativa con le nostre povere 2 linee e mezzo milanesi.

Il centro storico è molto carino, molti gli edifici religiosi da visitare;  su tutti la cattedrale dove è custodito il Calice dell’ultima cena, il museo della seta col suo stile arabescato  ove  si svolgevano le prime contrattazioni borsistiche , il mercato centrale e le due porte di ingresso alla città medievale sopra le cui torri si può ammirare persino il mare situato a qualche km (raggiungibile chiaramente dal centro con il metro!!!).

Insomma c’è pane per i nostri denti, ma con tutta sincerità non mi vien per nulla in mente di paragonare queste bellezze artistiche alle nostre care città, vogliamo mettere Roma, Venezia, ma anche Siena, Volterra o la “mia” Città Alta di Bergamo ?

Ma allora perché stò scrivendo di Valencia? Perché non è questo il punto .

Valencia fino a circa 30 anni fa era attraversata dal fiume Turia, su cui spiccano bellissimi ponti di ogni epoca. A causa delle numerose e dannose esondazioni, fu’ deciso di deviare il corso del fiume molti km avanti  e, il letto dello stesso, ormai svuotato d’acqua, è stato letteralmente trasformato in un immenso parco.

E qui viene la parte che forse più riesce a far cogliere il senso di questa mia analisi.

A pochi km dal centro di Valencia,  nel letto di questo parco, le autorità cittadine hanno commissionato a  famosi architetti “La città delle Arti e delle Scienze”; il più grande complesso ludico culturale d’Europa, nel cui interno spiccano numerose esposizioni temporanee e non che non potrei in breve star qui ad elencare.

Ci si immerge in un panorama straordinario, edifici modernissimi ed imponenti  creano un atmosfera  futuristica  che rende partecipe il turista ma soprattutto il semplice cittadino di questo work in progress proiettato nel futuro.

Perché non dimentichiamo, tutto questo è inserito in un contesto di grossi investimenti anche nei settori che gli ruotano intorno, primo fra tutti le infrastrutture ma  anche il commercio e lo svago in genere (campi da calcio, tennis e piste ciclabili sono un piacevole ornamento a tutto questo).

Come dimenticare poi a poche centinaia di metri immersi nel verde del parco il palazzo della Musica, e l’Oceanografico, il più grande parco acquatico d’Europa.

Notevole è pure l’IVAM Istituto Valenciano di Arte Moderna, posizionato a poche centinaia di metri da l’Università Cattolica di Valencia e a pochi metri dal parco, con opere di Arroyo, Tinguely, Beuys e una sorprendente video istallazione di Bigas Luna.

Mi colpiscono molto, oltre alle opere, la presenza di moltissimi alunni di scuole superiori e il moderno bar inserito all’interno dello stesso che permette al visitatore di fermare un attimo la visita senza per questo creare attrito con  i vari spazi del museo.

Moltissimi gli spunti e le idee che vengono frequentando questà città, spero pertanto con questa mia esperienza di aver contribuito ad ampliare la visione di alcune problematiche che forse in Italia devono essere ancora risolte.

Scarsezza di infrastrutture adeguate, mancanza di coordinamento tra vari settori o tra musei stessi ad esempio, scarsa volontà di investire sui giovani e su progetti magari un po’ rischiosi ma che devono tener conto dell’ambiente e della cultura della nostra nazione.

Obiettivamente, se tutto ciò potrebbe sembrare un commento negativo riguardo alla nostra “Italia Spa”, ritengo di buon auspicio immaginare che molto è il lavoro da fare ma le idee non mancano e, ribadisco si parte dal grosso vantaggio di avere opere d’arte senza eguali.

Dipende tutto da noi.

Schiavi GianMario