lezione 09 – attualità dei beni culturali

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lezione 6 – la gestione dei beni culturali

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Un giorno in Borsa – Palazzo Mezzanotte – Milano

Nell’ambito delle visite proposte per la 16esima giornata del FAI di Primavera, ho scelto di visitare Palazzo Mezzanotte a Milano, situato in Piazza degli Affari, storica sede della Borsa di Milano.

Il Palazzo fu costruito tra il 1928 e il 1932 dall’omonimo architetto Paolo Mezzanotte, allo scopo di dotare la Borsa di Milano di un palazzo di grandezza sufficiente ad ospitare le strutture della Borsa Valori e delle altre Borse merci (sete, bozzoli, grani). Precedentemente la Borsa di commercio di Milano, istituita con decreto del 16 gennaio 1808 dal Vicerè Eugenio Napoleone, aveva avuto sede nei palazzi del Monte di Pietà,  che però si rivelarono presto inadeguati, così fu scelta nel novembre 1809 come sede il Palazzo dei giureconsulti, in Piazza Mercanti. Le attività crescevano impetuosamente e nel 1901 divenne operativa la sede di palazzo Broggi, in piazza Cordusio,  oggi sede delle Poste Italiane. Infine con gli anni ’20 del Novecento fu affidato il progetto di costruzione di un nuovo palazzo all’architetto Mezzanotte e fu predisposto un piano di risistemazione urbana per creare una nuova piazza antistante al Palazzo, da chiamarsi Piazza degli Affari. L’edificio presenta un’imponente facciata in marmo bianco, sovrastata da un timpano sorretto da quattro enormi colonne. Ai piedi e alla sommità delle colonne furono poste sculture rappresentanti figure allegoriche sul tema del lavoro dell’uomo. Al centro del palazzo fu previsto una grande salone,  che si sviluppava in altezza fino alla sommità dell’edificio, chiusa da un lucernario di vetro. I piani superiori furono destinati agli uffici del Comitato direttivo e di altre istituzioni coinvolte nel funzionamento della Borsa. Durante gli scavi furono scoperti dei resti dell’Anfiteatro romano, ancora oggi visibili al di sotto di alcune teche nel piano seminterrato del Palazzo, che si presenta decorato con maioliche artistiche disegnate da Gio Ponti. Ospitava un albergo diurno e un ristorante con musica dal vivo, detto Taverna Ferrario. Tutti gli arredi del Palazzo e le suppellettili furono disegnati dall’architetto Mezzanotte. Appena entrato in attività, il Palazzo era già dotato delle più avanzate tecnologie del tempo, con cabine telefoniche per comunicare con l’esterno e tabellone meccanico per segnare i prezzi. Con l’istituzione della Consob nel 1974 e l’insediamento della sua sede milanese nel palazzo di fronte a Palazzo Mezzanotte, la piazza divenne il centro della vita finanziaria nazionale.

Ho deciso di visitare questo edificio perché la Borsa mi ha sempre affascinato ed avevo più volte cercato informazioni su come visitare il Palazzo, che mi avevano detto essere quasi sempre chiuso al pubblico. Così ho colto al volo l’opportunità che mi ha dato il FAI di effettuare la visita con una guida e per giunta gratuitamente! Ho trovato la guida abbastanza ben preparata,  ma non molto brava ad esporre e a coinvolgere i visitatori.

Sono arrivata per effettuare la visita per le due del pomeriggio e non ho trovato fila, ma quando ho terminato la visita ho potuto ritenermi fortunata, poiché la coda attraversava l’intera piazza. Appena entrati nel Palazzo,  una guida ci ha spiegato cos’è la giornata del FAI di Primavera, cos’è il FAI, come associarsi e come diventare “mecenati” oppure “mecenati per un giorno”, a seconda dell’entità della donazione che avremmo fatto, che non era assolutamente obbligatoria per la visita. Nel caso avessimo scelto di effettuare una donazione erano previsti dei gadgets: una maglietta nel caso di una donazione più consistente, un braccialetto simbolico,  se si decideva di diventare mecenati per un giorno.

La prima sala visitata è stata quella delle “grida”, inattiva ormai dal 1987, quando le contrattazioni furono trasferite in un prefabbricato appositamente costruito al centro di Piazza degli Affari, a causa di una ingente ristrutturazione che coinvolgeva la sala della “grida”. E’ qui che avvenivano quotidianamente le contrattazioni attraverso gli agenti di cambio, gli speakers e i clienti privati,  che si trovavano nella galleria al primo piano, chiamata “parco buoi”, perché si ritenevano i clienti privati piuttosto ignoranti in materia azionaria. Gli spazi riservati alla contrattazione erano detti “recinti alle grida”, o “corbeille”. Attorno ad essi si radunavano gli agenti di cambio per concludere a voce alta ordini di acquisto e vendita. Nella sala regnava la più totale confusione, come è facile immaginare, così si accompagnavano le grida a gesti convenzionali,  che indicavano l’intenzione a vendere o comprare, il nome e la quantità dei titoli.

Il linguaggio gestuale lo si utilizzava anche per comunicare tra diverse zone della sala, e nello specifico, tra gli operatori telefonici che parlavano con i procuratori e gli agenti di cambio. In questo secondo ambito di comunicazione si cercavano di criptare i segnali per non far capire agli altri le contrattazioni che si erano effettuate. Immaginare tutto ciò mentre mi trovavo nella sala è stato davvero suggestivo e un supporto visivo era costituito da una raccolta di immagini, che venivano proiettate e che rappresentavano proprio i momenti di più agitata contrattazione. C’è da dire che la sala è stata molto rimaneggiata, per cui oggi appare diversa, in assenza di tabelloni e coperta da pannelli di vetro.

La visita poi è continuata nel piano seminterrato del Palazzo, che non avrei mai immaginato potesse esistere. Decorazioni in maiolica di qualità elevata prodotte dalla Richard Ginori e disegnate del grande architetto Gio Ponti, rappresentanti donne nei più svariati mestieri, hanno attratto la mia attenzione. In una saletta abbiamo assistito alla proiezione di un filmato che raccontava la storia della Borsa di Milano, interessante e coinvolgente.

L’ultima fase della visita è stata poi dedicata all’esterno del Palazzo, per osservare la struttura architettonica, dopo che ci era stato consegnato un libretto sulla storia della Borsa edito da Borsa Italiana , in occasione dei duecento anni della Borsa di Milano. Si tratta di una ricorrenza importantissima, soprattutto dopo l’integrazione di Borsa Italiana con il London Stock Exchange nel corso del 2007, passo fondamentale per lo sviluppo del sistema economico e finanziario italiano.

Il bilancio dell’esperienza è positivo; devo apprezzare l’organizzazione del FAI, che mi è sembrata migliore di quella sperimentata in occasione della Settimana della Cultura, probabilmente perché il FAI è un organismo unico che controlla diversi beni, mentre nella Settimana della Cultura l’organizzazione faceva capo ad ogni singolo ente,  che poteva interpretare l’evento a suo modo.

Per una visita del genere sarei disposta a pagare tra i 6 e i 10 euro, perché l’ho ritenuta utile ed esaustiva; mi ha arricchito molto culturalmente, anche se avrei preferito una guida più competente.

Per quanto concerne l’aspetto del marketing, anche qui registro una valutazione positiva: il FAI ha promosso l’iniziativa attraverso uno spot televisivo, quotidiani e attraverso la costante rete di informazioni che collega tutti i beni da loro gestiti. Personalmente ho reperito le informazioni quando mi sono recata a visitare il Monastero di Torba, in provincia di Varese, a Pasquetta ( in occasione della quale era stato organizzato anche il pic-nic di Pasquetta con iniziative per i bambini); ho potuto provare io stessa quanto sia importante creare una rete di referenzialità e collegamento tra i beni culturali, affinché se ne promuova la conoscenza e si invogli un pubblico sempre più vasto, anche attraverso la gratuità, a partecipare ad un evento di natura unica ed esclusiva.

 

Michela De Riso

 

n° matr. 3500327

 

 

 

giornata FAI di Primavera

Il 5-6 Aprile 550 beni in 240 città italiane aprono le porte al pubblico in occasione della XVI Edizione della Giornata FAI di Primavera.

Nel sito FAI è possibile consultare i beni aperti per Regioni o scaricare il pdf con tutti i beni.

Sfruttiamo anche questa occasione per continuare il discorso aperto con la Settimana della cultura:

  • compilate il questionario sulla giornata FAI
  • se lo desiderate, visitate i beni e inserite un contributo nel blog, con le stesse modalità e i format della settimana della cultura, avendo cura di usare la categoria “giornata FAI”

Buone visite – lunedì 7 commenteremo insieme le due iniziative.

Tutti al cinema al costo di un euro..

Locandina Onora il padre e la madre

In occasione della settimana della cultura diversi sono stati gli eventi che mi hanno vista partecipe (visita a Villa Litta con le mie amiche Valentina e Roberta, visita al Castello Sforzesco..)tra questi anche la visione di un film al costo di un solo euro .Il film che ho scelto è stato “Onora il padre e la madre” (di Sidney Lumet) ..presso il Medusa multisala di Rozzano. Questa è la trama in breve: il tutto gira intorno a due fratelli, Andy e Hank, che vivono in serie difficoltà economiche. Il maggiore, Andy, escogita un piano: svaligiare la gioielleria dei loro genitori durante il turno di una anziana e indifesa signora. Ma quella che doveva essere una semplice operazione senza pistole né violenza va storta nel momento in cui Bobby, il ladruncolo ingaggiato per dare una mano nella rapina, cambia le carte in tavola… (il finale sarà meglio non raccontarlo!)So che con i beni culturali di cui ci stiamo occupando a lezione potrebbe calzare ben poco poiché quest’iniziativa del Mibac riguardava lo spettacolo più che i beni culturali (del codice Urbani, ad esempio)ma, al giorno d’oggi, anche il cinema è una forma d’arte? O no?Abbiamo musei del cinema anche in Italia (non bisogna arrivare per forza ad Holliwood)..possiamo ricordare :

Oltre tutto i documentari, il cinema, gli audiovisivio rappresentano una delle fondamentali forme espressive attraverso le quali il Novecento ha fissato la propria memoria storica, sociale, politica, artistica in un immenso patrimonio di immagini che è doveroso archiviare, catalogare, studiare e tenere vivo alle nuove generazioni come uno tra i più straordinari Beni Culturali di questo secolo. Per quel che concerne i costi, come anticipavo prima, era davvero un’occasione da non perdere, solo un euro in luogo di 7.50 euro, in più ,per me, c’è stato solo il costo della benzina dal momento che non ho scelto come location milano (in quel caso non avrei avuto costi aggiuntivi dato che già possiedo l’abbonamento mensile ai mezzi pubblici). C’è da dire, comunque, che i cinema hanno provveduto da soli alle esigenze di noi ragazzi tant’è che hanno fissato un giorno (solitamente il marted’) in cui gli studenti hanno il prezzo del biglietto d’ingresso ridotto. L’iniziativa da parte mia, in ogni modo, è stata più che gradita..e complessivamente è stato gestito bene anche il gran numero di persone presenti al medusa multisala di Rozzano tant’è che per l’occasione sono stati anche disponibili ulteriori posti auto.

Valentina Morena

Villa Borromeo Visconti Litta – Lainate 30 Marzo 2008

In occasione della Settimana della Cultura mi sono recata domenica 30 aprile a visitare gli interni e i giardini di Villa Borromeo Visconti Litta a Lainate.

Il complesso è costituito dalla residenza, di cui fa parte un corpo cinquecentesco, ricostruito nella seconda metà del 500 da Fabio Visconti Borromeo su una preesistente cascina; al completamento contribuì anche il figlio di Fabio, Pirro I Visconti Borromeo, che effettuò i primi interventi che la caratterizzano come “villa di delizia”, chiamando artisti milanesi del calibro di Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone, e un architetto come Martino Bassi. L’ultima fase di costruzione, invece, si fa risalire alla metà del 700, quando la famiglia Litta compie nella villa interventi di arricchimento, soprattutto nell’area verde che circonda l’edificio.

La scelta di questa visita non è stata casuale; da tempo infatti conoscevo l’esistenza della villa grazie a degli opuscoli informativi, che ho reperito all’Ufficio Informazione e Accoglienza Turistica della Provincia di Milano in piazza Duomo.

Mi avevano incuriosito sia la tanto decantata presenza di un Ninfeo con giochi d’acqua, sia il fatto che i proprietari la considerassero una “villa di delizia”. L’aver poi constatato che la stessa era inserita nel circuito delle visite e convegni organizzati per la Settimana della Cultura non mi ha che fornito la giusta occasione per visitarla.

Si trattava, come noto, di una visita gratuita, per cui non ho sostenuto costi diretti.

Per recarmi a Lainate ho utilizzato l’auto, in quanto era il mezzo più comodo per raggiungere il complesso. Una volta arrivata, ho scoperto che l’affluenza era notevole: la coda si snodava lungo tutto il cortile della villa e l’attesa media era di una mezz’ora circa.
Un’iniziativa che ho ritenuto positiva è stata la distribuzione di una brochure contenente un tagliando da compilare per ottenere gratuitamente il pass dell’associazione Castelli & Ville (il cui costo sarebbe normalmente di 5 euro) che permette al possessore di visitare 40 ville e castelli in Lombardia e Canton Ticino – il cui elenco è contenuto nella brochure stessa- usufruendo di riduzioni sul biglietto di ingresso.

La visita all’interno del complesso è stata guidata da un volontario dell’Associazione che si occupa di Villa Litta. Non si è trattato di una visita esauriente, ma piuttosto, come ci ha più volte fatto notare la guida, di un “assaggio” delle meraviglie che il monumento, svelato in quest’occasione solo parzialmente, può offrire al visitatore, in modo da invogliarlo a ritornare per goderne appieno successivamente.

Potremmo definirla una forma di scoperta del bene culturale da parte di un pubblico più vasto mediante un approccio diretto ad esso, volto a suscitare emozione, curiosità, interesse nell’individuo, che sentendosi parte di un evento di moda e cultura al tempo stesso, valorizza e classifica la sua esperienza inserendola in una cornice speciale. E’ così garantito il non accumularsi delle conoscenze del soggetto, che grazie ad un coinvolgimento diretto viene invogliato al consumo futuro del bene culturale. Come sappiamo, inoltre, il consumo di beni culturali crea “dipendenza”: è questo l’obiettivo a cui un evento del genere mira. Il fruitore si trova in taluni casi in una situazione di non perfetta razionalità economica, non percependo l’utilità del bene culturale in rapporto al prezzo di scambio; il contatto diretto può condurlo a modificare il suo prezzo di riserva sino a farlo coincidere col prezzo a cui effettivamente viene fruita la visita, se il bene soddisfa le sue aspettative, garantendo risvolti sia sul piano dei profitti dell’ente promotore sia su quello della crescita culturale della società.

Per una visita di questo genere, impostata come gratuita e pubblicitaria, non è definibile un prezzo di riserva. La mia valutazione è che l’aspetto del marketing non sia stato affatto trascurato: il visitatore è stato informato grazie alla presenza della guida, persuaso e fornito di strumenti valutativi. Nel caso di una visita completa alla Villa, ai giardini e al Ninfeo (che in quest’occasione era chiuso) una cifra equa potrebbe situarsi tra i 5 e i 10 euro.

Devo rilevare però che nel complesso la Settimana della Cultura non è stata oggetto di ampie campagne pubblicitarie, come era invece auspicabile; ne ho potuto leggere solo in articoli di secondo piano di carattere vagamente informativo nella sezione Cultura. Si rendeva necessario accedere al sito del MIBAC per avere tutte le informazioni, e, nonostante l’ampia diffusione della rete Internet, credo che un pubblico ampio possa ancora e soprattutto venire catturato con mezzi tradizionali, come manifesti nelle strade della città e articoli di primo piano sui giornali.

Si è creata anche una certa concorrenza tra le iniziative: “La Settimana della Cultura” dal 25 al 31 marzo, le giornate del FAI il 5 e il 6 aprile, e un’ulteriore iniziativa è “Una Settimana fra le Groane” promossa dall’Associazione “Insieme Groane” che raccoglie i comuni di questa zona con il patrocinio di vari sponsor, dal 12 al 21 aprile. Questo ha due risvolti: da un lato si incentiva la presenza delle persone agli eventi e si promuovono beni culturali, dall’altro si rischia che la gente vada in confusione e non riconosca più la natura e l’unicità dell’evento a cui sta partecipando.

Michela De Riso

n° matr. 3500327

Interno della Villa - affreschi                Esterno del Ninfeo

 

Report – Conferenza Villa monastero. Varenna, 31 marzo 2008 ore 11,00

    La Sala RossaIn relazione alla Settimana della Cultura, la Casa Museo di Villa Monastero ha presentato i lavori di restauro e le scoperte emerse recentemente sui due arazzi che appartengono alle raccolte della villa, collocati rispettivamente nella Sala Rossa e nella Sala Nera, splendide ed antiche manifatture fiamminghe di grande pregio ed interesse. 

    Alla conferenza hanno partecipato:
Dott.ssa Ranzi, responsabile del progetto di restauro di Villa Monastero;
Dott. Ballarini, presidente della Istituzione Villa Monastero;
Dott.ssa Bonfanti, assessore provinciale
Dott.ssa Palmieri, curatrice del restauro degli arazzi

     Dopo l’intervento del Presidente Ballarini, che ha salutato gli ospiti ed il pubblico, la Dott.ssa Ranzi ha brevemente riassunto il progetto di restauro per Villa Monatero, sottolineando le caratteristiche di continuità della pianificazione dei lavori. L’assessore Bonfanti ha poi portato i saluti della giunta provinciale e del presidente Brivio ed ha quindi rivolto il plauso dell’intero consiglio per le modalità di compimento dei lavori, svolti in maniera veloce ed efficace. Ha spiegato quanto sia importante creare nuove reti di collaborazioni nel sistema della gestione dei beni culturali, ed ha sottolineato come queste reti (di ordine provinciale ma anche regionale) debbano essere utilizzate per garantire una formazione migliore agli studenti di tutte le età nei territori coinvolti.

    La Dott.ssa Palmieri ha illustrato minuziosamente le fasi del delicato restauro dei due Arazzi. Il primo e più pregevole manufatto, di origine fiamminga realizzato nel XVII secolo ad Anversa, è già stato riesposto nella Sala Rossa. Il processo di restauro è stato affidato a professionisti che hanno proceduto al lavaggio, all’eliminazione dei maldestri restauri passati, ed all’irrobustimento della struttura portante. Il lavori su questo prestigioso manufatto (la bordatura è infatti di finissima e raffinatissima fattura), sono stati affidati al laboratorio di restauro ENART di Monticello.

    Il secondo arazzo, quello della Sala Nera, è di valore minore in quanto assai deteriorato e dotato di una bordatura postuma fatta a macchina. E’ stato quindi affidato alle cure del laboratorio-scuola di restauro di Fiesole ARTES. Qui alcuni studenti, sotto la supervisione di docenti qualificati, hanno potuto contribuire al restauro dell’opera. La dott.ssa Palmieri ha sottolineato come questo tipo di collaborazioni generino benefici in due diverse direzioni: da un lato infatti il restauro dell’arazzo è stata occasione di formazione sul campo per diversi studenti, dall’altro la collaborazione con una scuola ha permesso di diminuire notevolmente i costi di restauro, particolarmente onerosi nel caso del primo e più importante manufatto. Al termine della conferenza è stato possibile visitare Villa Monastero sotto la guida della dott.ssa Palmieri, che ha illustrato con chiarezza gli interventi di restauro già eseguiti o programmati. Fino ad oggi gli interventi più importanti sono stati sul pianoforte Bluthner, perfettamente funzionante e regolarmente suonato, e sulla Portineria della villa. La mattinata si è conclusa con una foto di gruppo sulle splendide rive della Villa storica di Varenna. Ho trovato utile al mio percorso di studi la descrizione della modalità di organizzazione del restauro: la collaborazione non solo con professionisti, ma anche con aspiranti tali, si è rivelata una scelta cost saving, nonostante i maggiori tempi di realizzazione. E’ stato ulteriormente interessante discutere poi privatamente con la prof.ssa Ranzi, sull’organizzazione dei cicli di intervento passati e futuri alla villa. Una conversazione con il presidente Ballerini mi ha permesso di comprendere gli obiettivi dell’Istituzione Villa Monastero: l’apertura al pubblico, la visita del museo, del giardino botanico, l’organizzazione di eventi pubblici e privati, sono il mezzo per garantire le risorse economiche necessarie a mantenere gli interventi di restauro continuati nel tempo. 

    Consiglio a tutti di visitare Villa Monastero. E’ infatti l’unica villa aperta al pubblico del Lago di Lecco. Il giardino botanico è fantastico: a maggio e giugno è una esplosione di colori e di profumi. La villa raccoglie secoli di storia: da antiche realtà monastiche alla dinastia Hannover. L’arazzo della Sala Rossa è fantastico: cromature meravigliose, fattura finissima ed un colpo d’occhio da togliere il fiato. La città di Varenna è unica, e gustarsi un cono gelato per le sue stradine abbarbicate in una giornata di sole, è un’esperienza indimenticabile. 

Presto la foto (illegale) dell’arazzo della Sala Rossa. Tutte le foto sono state scattate da °AndreaUpl : nel suo album potete trovare le foto nelle dimensioni originali.

 

Marcello Corti

3403605

lezione 4 – marketing dei beni culturali

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lezione 3 – domanda e offerta di beni culturali

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riforma titolo v costituzione

Contenuto nella seconda parte della nostra Costituzione, il Titolo V riguarda le disposizioni inerenti le Regioni, le Province ed i Comuni e comprende gli articoli dal 114 al 133. Tale Titolo è stato oggetto, nel corso della XIII legislatura, di una profonda riforma che si è realizzata tramite le leggi costituzionali n. 1 del 1999 e n.3 del 2001 e il successivo referendum confermativo del 7 ottobre 2001.

Come affermato in un documento stilato dal Ministero della Giustizia: «questa importante riforma incide sulle problematiche relative al federalismo, al regionalismo e alla sussidiarietà: infatti, inserendosi nel cammino dischiuso dalle leggi Bassanini (cosiddetta “riforma a Costituzione invariata” o “federalismo a Costituzione invariata”) disegna un nuovo assetto istituzionale delle regioni e degli enti locali e, conferendo dignità costituzionale al principio di sussidiarietà, delinea un nuovo rapporto tra Regioni, Stato e Unione Europea […]».

La conferma di questo nuovo assetto istituzionale si ha già nell’art. 114 del Titolo V che definisce i Comuni, le Province, le Città Metropolitane e le Regioni come “enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione”.

Infatti, prima della riforma del 2001 e dell’introduzione del principio di sussidiarietà, vigeva il cosiddetto “principio di parallelismo” in virtù del quale spettavano solo allo Stato e alle Regioni le potestà amministrative per quelle materie verso cui esercitavano il potere legislativo.
Bisogna quindi aspettare l’introduzione dell’art. 118 per sancire il necessario intervento in ambito amministrativo di tutti gli Enti pubblici territoriali, intendendo per questi non solo le Regioni ma anche le Aree Metropolitane, le Province e i Comuni.
Con il principio di sussidiarietà si stabilisce quindi che le attività amministrative debbano essere svolte in primis dai Comuni, in quanto entità territoriali amministrative più vicine ai cittadini, e, solo nel caso in cui il servizio possa essere reso in maniera più efficace ed efficiente, dalle Regioni, Province, Aree metropolitane e Comunità montane ed isolane che rappresentano i livelli amministrativi superiori a quelli comunali.

Questa riforma ha avuto dei chiari effetti anche sulla gestione dei Beni Culturali soprattutto per quanto riguarda la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio.
L’art. 117 dello stesso Titolo afferma infatti che la «tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali spetta esclusivamente alla potestà legislativa dello Stato (punto s) pur essendoci in materia delle “forme di intesa e coordinamento” tra Stato e Regioni (art.118)».

La valorizzazione dei beni culturali e ambientali e la promozione e l’organizzazione delle attività culturali costituiscono invece una materia di legislazione concorrente tra Stato e Enti Territoriali che rimangono però titolari delle funzioni amministrative nel rispetto del principio di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.

Questa suddivisione dei compiti viene ripresa anche dal Codice Urbani che nell’art. 4 (Funzioni dello Stato in materia di tutela del patrimonio culturale), in accordo con l’art. 118 della Costituzione, attribuisce le funzioni di tutela dei beni culturali esclusivamente al Ministero o, nel caso di accordi od intese, alle Regioni. Il successivo art. 5 definisce poi le possibilità di cooperazione in materia di tutela con il Ministero non solo da parte delle Regioni, ma anche da parte degli altri Enti pubblici territoriali.

Le potestà legislative in materia di valorizzazione secondo l’art. 7 (Funzioni e compiti in materia di valorizzazione del patrimonio culturale) sono a carico delle Regioni che insieme agli altri enti territoriali cooperano con il Ministero nell’attività di valorizzazione.

Sia in materia di tutela che per quanto riguarda la valorizzazione il Ministero rimane sempre e comunque un punto di riferimento imprescindibile ma, a partire dal 2001 e dalla riforma del Titolo V, si riconosce una nuova possibilità di gestione dei Beni Culturali (vedi art. 115 del Codice).

Oltre a una gestione in forma diretta svolta per mezzo di strutture interne all’amministrazione e conforme ad un principio di sussidiarietà di tipo verticale (per cui la ripartizione gerarchica delle competenze deve essere spostata verso gli enti più prossimi al cittadino e, pertanto più vicini ai bisogni del territorio) si parla sempre più di una gestione indiretta svolta per mezzo di un affidamento dei beni culturali a istituzioni, fondazioni, associazioni e consorzi […].
Questa tipologia di gestione risulta preferibile rispetto alla prima in quanto permette al cittadino, sia come singolo che attraverso corpi intermedi, di cooperare con le istituzioni nella definizione degli interventi volti ad incidere sulle realtà sociali a lui più prossime.

Non si tratta più di un principio di sussidiarietà verticale ma orizzontale in cui i cittadini vengono responsabilizzati nei confronti di un patrimonio culturale che appartiene a tutti noi e che, per essere apprezzato e valorizzato a dovere, deve essere conosciuto e vissuto in prima persona.